La tenuta

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Consolata Camerana

Nella vita giornaliera odierna per la maggior parte delle persone sarebbe impensabile non avere praticamente sempre la televisione accesa, ma a Valgiano non c’è, e questo mi ha ricordato le serate estive in vacanza degli anni 60… 70… 80… che la tv si accendeva per vedere qualche evento particolare tipo: il primo uomo sulla Luna!! Invece, io ricordo con un pò di nostalgia i giochi di società a cui potevano partecipare tutti, grandi e bambini! Uno di questi, forse il mio preferito era: “Se fosse…” Una persona a turno pensava a un posto o un personaggio e i presenti per indovinare chiedevano: se fosse un mobile che mobile sarebbe? E il primo a indovinare sceglieva un nuovo soggetto… allora… il gioco ha inzio, il nome da indovinare è un posto:
1) domanda, se fosse un pittore? Impressionista tipo Sisley o Pissarro con colori trasparenti vivi naturali.
2) se fosse uno strumento musicale? Un’arpa per il suo suono delicato ed estremamente armonioso.
3) se fosse un cantante? Aznavour, Ives Montand, DeAndrè che esprimono sentimenti veri con armonia, eleganza, poesia
4) se fosse un personaggio? Sandokan e Yanez di Salgari onesti dritti aperti combattivi tenaci
5) se fosse un libro? Jane Austen per il suo stile intelligente ironico fine misurato
6) se fosse una musica? Debussy,Chopin, Ravel melodiosi, eleganti vivaci.
7) se fosse un cibo? un misto di verdure ripiene con brodo in tazza
8) se fosse un vino? Palistorti… Valgiano… bianco ..rosso. Sul vino mi sono tradita, ma forse chi conosce Valgiano, ha capito le mie scelte per descrivere, forse più le persone che a e per Valgiano lavorano del posto stesso e lo spirito che li unisce. Il vino di Valgiano vale il viaggio perchè il posto è bellissimo ma diverso dalla Toscana classica, colline, vigneti, ulivi, casolari. Siamo in Lucchesia regno delle Ville e nelle ville c’é sempre un mistero e a Valgiano c’è il rifugio dei pipistrelli ma se volete sapere dov’é andate a scoprirlo e se andrete d’estate, tranquilli non ci sono zanzare!

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Oliva di Collobiano

Sono anni che vado a passeggio a Valgiano per sorprendermi dei suoi sviluppi e delle continue trasformazioni. Osservo, non lavoro, che è incombenza dei giovani.
Anche l’azienda è giovane, lo si capisce dall’aspetto e dall’ottimismo che c’è nell’aria. Il giardino di casa, ombroso, con fioriture bianche, arbusti profumati, alberi di limone a spalliera, è grande e vissuto dal via vai di adulti, bambini, cani, biciclette, ospiti, residenti, convegni, merende. Da degustazioni e compleanni.
E’ un modo immediato di ritrovarsi. Con uguale naturalezza viene svolto il lavoro, oltre un’aggiunta di agile fantasia. L’azienda agricola vissuta per produrre vino, e olio, miele, uova, è in movimento in una giostra di uva, botti, olive, alveari, galline e scrofe al pascolo nel bosco di fondo valle dove vado sempre a guardare come grufolano.
Nel frattempo il giardino e la campagna hanno assunto un particolare timbro. Voglio dire che sono in continuità uno con l’altro; vigneti, giardino, magazzino, prode d’erba e balze sono progettate con senso estetico e pratico nell’armonia del paesaggio.
Guardo con occhio critico la crescita di certi gruppi di cipressi.
E ogni volta mi dico che è stato scelto il punto adatto per piantarli poiché l’ombra non danneggia le culture e la forma scura tipica del cipresso cattura la vista del canalone che solca le pendici del Preappennino lucchese, da dove si incanala un vento del nord che trasporta nuvoloni, nevicate e temporali.
In questa vallata non c’è traccia di borghi antichi, campanili e linea elettrica; si intuisce l’inizio di un sentiero tra gli alberi. E’ un bosco che conclude il paesaggio settentrionale dell’azienda e protegge le sorgenti dell’acqua di fattoria.
Capita che la passeggiata prosegue in salita su per la valle, con l’impressione di non essere usciti dall’azienda che gradualmente passa da agricoltura a bosco; tutto è naturale.

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Maria

Valgiano è una collina con cinque fattorie in cui una è quella che ci vivo io.. A Valgiano c’è un’aria pulita nella mia fattoria ci sono vari ettari di vigna. Ci sono pollai con tante galline che fanno tante uova buone e molto sane! Ci sono anche i maiali di Cinta Senese che sono come dei maiali tutti neri però con un tipo collare al collo che è bianco! Abbiamo anche avuto anni fa le mucche che però ora non prendiamo più… Ci sono i conigli che ogni tanto si fanno accoppiare!
Poi ci sono i mie due cani: Oscar e Stella sono giocherelloni, mi diverto molto a giocare con loro, quando sono in giardino sento sempre un profumo di fiori.
Uno dei miei momenti preferiti è quando c’è la vendemmia raccolgo tanta uva, oppure sto all’ombra a togliere i raspi dall’uva..!
Dopo tanti giorni la vendemmia finisce allora,c’è la festa della vendemmia!
Anche quella molto divertente!
Poi da poco c’è stata la festa del grano nel vigneto a “Cesari” anche se quest’anno ci abbiamo piantato il grano, comunque alla festa del grano si mangiava tutte le cose a base di grano di quel vigneto!
Poi alla festa del maiale cioè quando si uccidono i maiali si mangia quasi tutto a base di carne di maiale naturalmente di quelli che uccidono… Disolito c’è il prosciutto, la pancetta la salciccia e altre cose…

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Luigi Fenoglio

Capita ogni tanto che qualcuno mi si avvicini e mi chieda: «È questa la Tenuta di Valgiano?» E il primo istinto è sempre di rispondere «NO». Egoista e stizzito.
«No, andatevene», ci ho messo anni a ricordarmi la strada fin qua.
Curve, cartelli, stradine che salgono su attraverso le colline e si stringono, si biforcano, finiscono.
Quando poi, finalmente ci si arriva, si ha la sensazione di aver attraversato una porta.
E al di là della porta c’è un microcosmo brulicante di stimoli e di vita, dove la terra ha un buon odore e anche le case sembrano spuntate dal suolo; seminate, non costruite, mosse da un impulso naturale fatto di sole e fotosintesi, come le viti, o il grano. Valgiano è armonia. È un grande e morbido orologio appoggiato sulle colline.
E tutte le persone che ci vivono e ci lavorano sono gli ingranaggi che fanno muovere le lancette, seguendo un ritmo scandito da pioggia, microclima, fasi lunari. Io mi ci immergo e godo della mia condizione di ospite, di aiuto quando posso, di compagno di sbronze in serate calde e leggere, sdraiato su un prato a guardare le stelle. E perché mai dovrei condividere tutto questo? La gente arriva fin qui attratta dal vino; un vino buono, molto buono, niente da dire. Ma il vino non è che un risultato, l’espressione finale di un equilibrio fatto di persone, natura e rispetto. E vorrei chiedere ai nuovi arrivati chi sono, come son o arrivati fin qua, perché.
Ma invece allargo un gran sorriso e dico: «Sì, è questa. Benvenuti a Valgiano».
E poi li invidio, brutalmente, come ogni volta che qualcuno mi dice che non ha mai visto un film di Sergio Leone o non ha mai letto un racconto di Jack London e si appresta a farlo per la prima volta.

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Le colline lucchesi

IL TERRITORIO:

Lucca, situata a Nord della Toscana, è compressa tra l’Appennino e il Mar Tirreno. Il clima ha una forte variabilità, a seconda che prevalga l’influenza appenninica oppure quella mediterranea. Per questo motivo, storicamente, vi è una forte presenza di vitigni complementari, che garantiscono una qualità costante. L’Appennino influenza il clima con abbondante piovosità, ben diffusa nell’arco dell’anno, e con escursione termica notturna; mentre il Tirreno regala una luce di grande intensità e una buona ventilazione. Queste condizioni fanno sì che le uve di Lucca raggiungano un’ottima maturazione – del colore e dei tannini – che producono vini di notevole morbidezza e intensità. Le aziende sono perlopiù situate in mezza collina, posizione che condividono con gli olivi,. I due versanti nei quali è suddivisa la denominazione sono ugualmente esposti a mezzogiorno e godono di piena insolazione. Nel versante Occidentale alcune zone specialmente intorno alla Valfreddana sono particolarmente vocate ai bianchi, mentre nel versante orientale prevalgono i rossi. Il Serchio divide i due versanti caratterizando climaticamnte tutta la piana di Lucca, umida e soggetta a brinate mentre i ripidi versanti delle colline proteggono i vigneti. La grande superficie boschiva dell’alta collina e dell’Appenino determinano il paesaggio, il verde intenso che non arretra nemmeno nelle più torride estati e la richezza di acque sorgive purissime lungo tutte le colline. In queste condizioni la Lucchesia è in grado di offrire alle vigne un periodo vegetativo molto lungo, gli inverni miti che sbocciano in precoci primavere, l’escursione termica presente ma moderata, la disponibilità idrica che consente una buona attività fotosintetica anche in piena estate, garantiscono la piena maturità delle uve anche con buone rese. I terreni derivano geologicamente dalle due conformazioni più tipicamente toscane, la marna calcarea di alberese e l’arenaria del macigno toscano. I terreni argillosi delle marne calcaree producono vini di potenza e longevità, mentre il macigno toscano – grazie alla sua ricchezza di minerali – apporta grandi doti di serbevolezza. In alcuni casi questi terreni sono così sapeintemente mescolati da creare dei “terroir” di grande prestigio. L’origine geologica piuttosto recente, perlopiù Paleocenica e Miocenica fa si che si tratti di terreni di buona fertilità capaci di esprimere notevole vigore e forza nelle viti, garanzia di adattamento alle annate estreme causate dalla contrapposizione degli Appenini e del Mediterraneo. Complessivamente la Lucchesia è caratterizzata dalla mitezza e dolcezza del clima, che si eprime in un paesaggio di grande dolcezza ed eleganza, i frutti pi tipici di questo paesaggio: l’olio ed il vino esprimono come uno specchio queste caratteristiche.

LA STORIA:

I vini delle Colline Lucchesi hanno una tradizione che, sulla base di precisi documenti storici, possiamo collegare addirittura all’epoca romana e al medioevo. Secondo alcuni storici sembra che già prima dei Romani le colline della Lucchesia fossero coltivate dagli Etruschi che abitavano a Lucca e poi dai Liguri i quali conoscevano bene l’arte della viticoltura e olivicoltura. La ricchezza della zona è comunque messa in evidenza da documenti anteriori al Mille secondo i quali “le pendici dei colli a nord di Lucca erano nel secolo nono rivestite di vigne”. Nell’età dei Comuni l’industria del vino era già fiorente: infatti tra il tredicesimo e il quattordicesimo secolo la coltura della vite si era molto intensificata nel territorio delle colline lucchesi e grande era il consumo che si faceva del vino. Narrano le storie che nel 1334 furono portate a Lucca dalle vicine contrade oltre 168.000 barili di vino che doveva essere “chiaro, vermiglio, puro e franco” come quello che nel 1308 acquistò Cimelio il vinattiere. Nel 1392 un mercante, Antonio di Pace degli Orsi, scriveva alla compagnia Datini di Pisa che “è saporoso: quanto più ne beo, più m’aguzza l’appitito di bere”. Nel 1400 scriveva Sante Lanciero, sommelier di Papa Paolo III, che si trattava di vini di ottima qualità preparati con cura, soprattutto da offrire agli ospiti, come risultato di una propria scelta di vita e come prodotto della propria terra e della propria passione.
In quegli stessi secoli l’attività in cui i lucchesi eccellono è la produzione della seta: nella sola città di Lucca vengono certificati oltre 2.000 telai in produzione, senza contare tutti quelli del contado. Ed è proprio la seta il veicolo della creazione del mito internazionale del “mercante” lucchese: tutte le maggiori famiglie aristocratiche della città vennero coinvolte nella produzione e nel commercio della seta, soprattutto verso i paesi del Nord Europa. I primogeniti vennero inviati ad aprire “compagnie della seta” in città come Lione, Bruges, Londra, Amsterdam e Amburgo. Progressivamente, insieme ai tessuti di seta, i mercanti lucchesi iniziarono a trasportare verso il nord anche il loro vino e l’olio di cui andavano tanto orgogliosi: storicamente fu questa la prima volta che il vino lucchese si affacciò sui mercati internazionali.
Ma a metà del 500, per varie ragioni – non ultima la scoperta dell’America, questo sistema mercantile entrò in crisi. Le “compagnie della seta” all’estero vennero chiuse, e le famiglie aristocratiche lucchesi decisero di investire gli enormi ricavi realizzati con la seta in agricoltura. Nasce in quei decenni il sistema lucchese delle “ville-fattorie”: i Buonvisi, gli Arnolfini, i Guinigi, i Cenami, i Mansi (solo per citare i nomi di alcune delle più importanti famiglie lucchesi) faranno a gara per realizzare sulle colline che circondano Lucca le ville di campagna più belle, applicando all’agricoltura – in particolare all’olio e al vino – le tecniche agronomiche più avanzate per l’epoca.
All’inizio del 1600, per ragioni ancora oggi controverse, la Repubblica di Lucca emanò un legge che proibiva l’esportazione del vino fuori dai confini dello stato. Un decreto che sembra negare tutta la precedente storia della mercatura lucchese, orientata fin dl primo medioevo agli scambi internazionali.
Scrive lo storico Renzo Sabbatini che “per meglio commercializzare la sua produzione di vino, nel 1615 la famiglia Guinigi apriva due negozi per la vendita di vino: uno in Pizzorna – dove quotidianamente lavoravano decine di carbonari, ed uno a Viareggio”. Nasce sicuramente in quel periodo il forte orientamento degli abitanti della Lucchesìa a consumare il vino locale.
Nei primissimi anni del 1800, Lucca torna a respirare un’aria internazionale: l’arrivo delle truppe francesi, e l’insediamento in città di Elisa Bonaparte e della sua corte di dignitari, influenzerà – in parte – anche i destini della viticoltura lucchese. Viene redatto il “nuovo catasto” del territorio lucchese. Generali e diplomatici dell’esercito napoleonico (Grabaw, Meuron) acquisteranno alcune delle “ville-fattoria”, e i vitigni cosiddetti “francesi” faranno per la prima volta la loro apparizione sulle colline della Lucchesìa.
Nel suo “Dizionario geografico fisico storico della toscana”, edito dall’ Accademia dei Georgofili nel 1839, Emanuele Repetti scrive:
“In quanto all’industria agraria lucchese, essa può dividersi in tre porzioni, sia per la qualità del suolo, sia per la posizione ed elevazione rispettiva del paese. In vista di ciò i Lucchesi distinguono il loro territorio agricolo in tre maniere; la prima nel contado delle sei miglia, che comprende il piano intorno alla città di Lucca con le adiacenti colline; la seconda nel territorio della marina, in cui è Viareggio e Camajore; la terza e compresa nell’agricoltura dell’Appennino. Dalla prima si hanno nella pianura grani , ortaggi, legumi e vini comuni in abbondanza; nelle colline adiacenti, olio squisito e il più accreditato di tutti quelli d’Italia e, specialmente nei colli esposti a levante e a mezzogiorno, vini generosi”

COLLINE LUCCHESI ROSSO E BIANCO DOC:

La DOC Colline Lucchesi Rosso, fra le primissime in Toscana, risale al 1968. Essa veniva a premiare e a riconoscere la tradizione e l’impegno con cui le famiglie Lucchesi producevano vino intorno a Lucca, in un ambiente dalle stesse mantenuto integro e incontaminato. L’ospitalità, la gentilezza e il carattere dei Lucchesi hanno fatto del vino un messaggero importante da inviare nel mondo, un messaggero capace di rappresentarne in modo perfetto il carattere.
Come altri vitigni della Toscana il vitigno Sangiovese, chiamato dai lucchesi “Sangioveto”, è stato abbinato da tempo ai vari Canaiolo, Ciliegiolo e Colorino, Merlot, Syrah, nonché ad una piccola parte di Moscati e Aleatici. Nel 1985 veniva riconosciuta la DOC Colline Lucchesi Bianco: accanto al tradizionale Trebbiano Toscano, troviamo il Vermentino, il Greco e il Grechetto, la Malvasia del Chianti con l’aggiunta di Chardonnay e Sauvignon nonché di una piccola parte di vitigni a bacca bianca locali.
Nel 1997, il consorzio delle Colline Lucchesi, nel rispetto della tradizione, ma aperto a nuove esperienze, provvedeva ad aggiornare il disciplinare di produzione delle DOC Rosso e Bianco.
Oggi, nella meravigliosa realtà delle colline lucchesi, oltre ai tradizionali rossi e bianchi, si producono alcuni vini fermentati in purezza da singoli vitigni Sangiovese lucchese e Merlot lucchese, oltre al Vermentino lucchese e Sauvignon lucchese. A questi si aggiunge il Vin Santo, che le aziende di Lucca hanno sempre prodotto e ne facevano un vanto da offrire agli amici, oggi anch’esso è DOC e anche se prodotto in limitate quantità viene a comporre un ventaglio di prodotti di qualità che danno l’immagine di un ambiente, di una tradizione di valori a cui i viticoltori lucchesi non intendono rinunciare.

diario

Le persone

 

annate

2021

Annata caratterizzata da un inverno abbastanza freddo e nevoso, che ha creato sufficienti riserve idriche. La primavera è arrivata con calma, in Aprile, lasciandoci il tempo di concludere i lavori, una mezza stagione, con temperature che salivano progressivamente e clima piuttosto asciutto fino alla seconda metà di Maggio. Tre settimane di abbondanti precipitazioni ci hanno impegnato nel controllo della peronospora e dell’oidio, quest’ultimo mantenendo la pressione fino a Luglio. Da metà Giugno temperature calde e sopratutto totale siccità. Raramente abbiamo visto la Lucchesia gialla e secca come quest’anno. Alcuni vigneti hanno sofferto e le quantità ne hanno risentito, nel complesso però la qualità è stata eccellente sia sui bianchi che sui rossi. Vini
concentrati con bella presenza del tannino e frutto maturo.

2020

Un anno caratterizzato principalmente dal Covid. Oltre all’incertezza dovuta alla totale incomprensione di quanto avveniva e di dove saremmo finiti, il lock down ha determinato una diminuzione incredibile dell’inquinamento. Cieli limpidi, aria pura, fioriture meravigliose con intensità di profumi mai sentite, la luce non doveva attraversare spessi strati di smog e le piante crescevano meravigliose. È incredibile scoprire i limiti che l’attività umana impone alla Natura.
Così le piante sono cresciute sane e forti, impareremo nell’evolvere del vino se la suddetta attività umana abbia un effetto che arriva fin dentro la bottiglia e in che modo. Una bellissima annata di vini concentrati e ricchi in ogni aspetto. Mi trattengo dal definirla nei dettagli proprio perché unica nel suo genere, la vigna che ritorna alla Natura!

 

2019

Un inverno così, senza pioggia, in Lucchesia non s’era mai visto, asciutto e polveroso. Per fortuna quella poca pioggia sugli Appennini è neve, almeno le sorgenti sono ben alimentate. In primavera la pioggia arriva e, nonostante il germogliamento tardivo,  è come una penitenza per i viticoltori, considerando che anche,  quando non piove,  il tasso di umidità resta quello adatto ai funghi. Del resto tante zone sono state martoriate da gelate e grandine, ci è andata bene da questo punto di vista, però, comunque abbiamo patito la peronospora e, soprattutto l’oidio. La presenza di Giove nello Scorpione, segno di acqua porta queste difficoltà.

Le piogge proseguono fino a Giugno, mentre Luglio e Agosto si presentano molto umidi, però il Sole e il caldo non mancano, l’uva matura bene, addirittura nella seconda metà di Agosto recupera il ritardo, e la vendemmia comincia il 2 Settembre. L’uva è ben matura con acini piccoli e concentrati, non un grande raccolto in quantità ma buona qualità. La vendemmia finisce in poco più di tre settimane senza pioggia..

andamento climatico 2016

2016 – L’inverno offre abbondanti precipitazioni che riempiono le riserve idriche. La primavera arriva con un Aprile estivo, ci si abitua rapidamente alle maniche corte fino alla fine del mese quando le temperature scendono vertiginosamente. La stagione procede così tra alti e bassi sotto un cielo sereno. Le piogge arrivano di Giugno impegnandoci nella difesa dalla peronospora, le elevate precipitazioni durante la fioritura limitano la produzione nei vigneti del Tenuta di Valgiano, meno problemi nei vigneti del Palistorti che sono in ritardo. Le piogge terminano il 26 Giugno ed il 28 è la data dell’ultimo trattamento, una volta il 501 in Aprile e due in Maggio. Luglio e Agosto sono sereni e limpidi, cieli tersi e non una goccia di pioggia. Le vigne di Tenuta maturano rapidamente, vendemmiate tutte comprese il Sangiovese tra i primi di Settembre ed il 15, prima dell’unica pioggia settembrina. Le uve per il Palistorti fruiscono della pioggia e del conseguente rinfrescamento delle temperature, tutto vendemmiato prima del 29 Settembre. Ottima annata, i vini sono pieni di frutto, morbidi e rotondi. Rese molto basse per il Tenuta intorno ai 0,5 kg per pianta, medie per Palistorti intorno a 1 kg per pianta.

andamento climatico 2015

2015 – I terreni sono saturati dalle piogge del 2014, uomini e piante disperati per mancanza di Sole. Cosicché, il forte sole di fine Marzo e Aprile è il benvenuto, stentiamo a crederci ma il clima è secco e caldo, del resto Giove è entrato nel Leone, segno di fuoco, ed il corso dell’anno dimostrerà quanto questo sia efficace, come nel 2003! Annata regolare, Maggio e Giugno sono abbastanza umidi ma teniamo l’oidio sotto controllo, 5 volte il 501 tra Aprile e Giugno, viti splendenti e piene di forma. Le viti resistono al caldo ed alla siccità, anche se la maturazione ritarda lievemente. Raccolto tutto tra il 5 Settembre e 1 Ottobre, vendemmia senza storia, solo tanto lavoro. Annata da molto buona a ottima, i vini sono concentrati, ricchi e quadrati, da guardare l’evoluzione. Rese buone, da 0,8 a 1,4 kg per pianta.

2014

Da Ottobre 2013 ad Aprile 2014, la pioggia ha dato solo tre settimane di tregua a Dicembre. Da fine Aprile, caldo torrido, quasi violento e le terre argillose cotte come terracotta. Nonostante il caldo, l’aria era umida a causa delle abbondanti precipitazioni invernali. Da fine Giugno sono riprese abbondanti precipitazioni con temperature decisamente basse. Luglio e Agosto freddi e umidi, grande pressione delle malattie e, a causa delle basse temperature un elevata presenza di Drosophila suzukii, un moscerino devastante per l’uva specialmente in prossimità della raccolta. A Settembre il tempo migliorava sensibilmente terminando con uno slancio di calore e sereno. In sintesi,  il bianco ha un acidità molto marcata e presente, basso grado alcolico ma discreto volume al palato, quantità in linea con le scorse annate. Palistorti rosso ne abbiamo prodotto la metà, sia a causa della drosophila che,  della rigorosa selezione. Vino fine e fresco simile al 2010. Per il Tenuta di Valgiano, un ulteriore prova che un grande terroir riesce a compensare gli estremi con naturalezza. Quantità minore del 5%, vino molto fine, con profondità e grande equilibrio. I vini stanno terminando la malolattica e si profilano delicati ma profondi.

2013

Un inverno piovoso e freddo, finalmente si riempiono le riserve dopo il secco 2012. Il Germogliamento non arriva che alla fine della prima decade di Aprile e la vegetazione procede lenta in una primavera caratterizzata da basse temperature e piogge abbondanti, il comun denominatore delle ultime 5 annate. Finalmente Giugno e Luglio portano la vera estate e dopo la fioritura tardiva, inizi di Giugno, la vegetazione recupera rapidamente. Un buon numero di giorni sopra i 30 gradi ma mai torrido e con notevole escursione termica notturna, fino a 15°C. Metà Settembre porta abbondanti piogge, separando notevolmente le uve precoci, maturate, raccolte e fermentate ancora nel clima estivo dalle varietà tardive rallentate da un precoce e fresco autunno. Vini freschi di limpida struttura, caratteristiche che non si vedevano da fine anni ’90.

2012

Primavera che avvia lenta per sbocciare in un Aprile “estivo” ed un anno decisamente caldo e asciutto, il 14 Giugno comincia la fioritura gratificata da tempo soleggiato e lievemente umido, rinfresca brevemente a Luglio per progredire in una torrida seconda metà di Agosto avvolta dal respiro del deserto, uno scirocco caldo ed estremamente secco. Le varietà precoci maturano improvvisamente richiedendo una vendemmia rapida, il 5 Settembre 130 ml di pioggia sono i benvenuti e rallentano il ritmo. Vendemmia chiusa in meno di 4 settimane pur con quantità abbondante, tre trattamenti di 501 (silice) consentono alle viti di sopportare bene lo stress da caldo. Colori impressionanti, tannini molto maturi e per fortuna una buona acidità. Vini pastosi, densi ed avvolgenti. Rese tra 0,7 e 1,8 kg.

2011

Già il 2008 aveva stravolto le abitudini con una primavera piovosa, Maggio 2009 era stato ugualmente umido e piovoso.
Ma il 2010 ha battuto tutti i record, in qualche modo siamo restati a cavallo fino in fondo portando tutta l’uva in cantina.
E alla fine, come nel 2005, il vino cresce in cantina mostrandosi superiore alle aspettative.
I benefici dell’agricoltura biodinamica applicata in modo rigoroso e attento si mostrano sempre evidenti riempiendo di entusiasmo chi la pratica. Un metodo con indubbie basi scientifiche, almeno per coloro che non si rifiutano di vederle, che stimola la capacità di osservazione e porta grandi benefici a lungo termine; ai vigneti, al vino, all’ambiente ed al piacere ed alla salute delle persone.

2010

E’ tornato il freddo inverno, anche con qualche leggera nevicata. L’inizio della primavera promette bene nonostante il germogliamento cominci soltanto a fine Marzo. La stagione è buona. Ma non dura, dalla prima settimana di Maggio comincia a piovere quasi senza interruzione, culminando il 19 Giugno in un acquazzone devastante: in poche ore 180 mm di acqua. L’ottocentesca diga di pietra del torrente Sana viene letteralmente spazzata. La peronospora dilaga, per fortuna l’esperienza accumulata nel 2008 ci consente di far fronte all’emergenza. Trattamenti appena ci vien concessa una giornata senza pioggia senza riguardo per la terra. La fioritura inizia il 1 Maggio, le varietà precoci sotto intense piogge, Luglio è caldo e senza pioggia, ma il tasso di umidità dell’aria è comunque elevato Il 26 l’uva comincia ad invaiare sotto la spinta del caldo, il ritorno di freddo rallenta tutto. Agosto e Settembre freddini e di nuovo pioggia senza tregua. L’uva sembra non poterne più e comunque la gradazione non si muove, da bassa a media o addirittura alta ma immobile dagli inizi di Settembre. Il bilancio è di un annata fredda, bagnata e difficile. Nonostante tutto ciò, i vini sono profumati e gentili di precoce piacevolezza. Rese tra 0.5 e 1.3 kg per pianta.

2009

Quattro mesi e mezzo di pioggia durante l’inverno e, all’improvviso, dal 26 di Aprile sole torrido e temperature che già a Maggio raggiungono i 30°, fino al 15 Settembre solo un paio di brevi temporali. I monsoni non devono essere poi tanto diversi! Un Agosto veramente asciutto senza l’umidità caratteristica della Lucchesia e le temperature medie ben al di sopra della norma, portano l’abbondante raccolto a piena maturazione, uva anche troppo dolce e siamo nuovamente sopra i 14 e mezzo di alcool, pur avendo cominciato a vendemmiare subito dopo ferragosto. Il forte diradamento mantiene la produzione ad un livello accettabile. Un raccolto abbondante con fermentazioni lente, i vini sono maturi, concentrati, conservano la freschezza nonostante il tenore alcolico. Rese tra 0.7 e 2 kg per pianta.

2008

Un inverno caldo e relativamente asciutto, l’allarme per la carenza idrica affoga nelle piovosità primaverili. Dal 4 Marzo al 18 Giugno mezzo metro di pioggia, soltanto una pausa di 10 giorni ai primi di Maggio e per il resto non più di due giorni senza acqua ma comunque coperti con un tasso di umidità senza precedenti, le foglie grondavano acqua tutta notte. Condizioni ottimali per la peronospora, le varietà precoci vengono devastate e perdiamo dal 40 al 80%. Le varietà più tardive resistono meglio, soprattutto nelle esposizioni migliori dove le perdite sono veramente trascurabili, limitate al calo per mancata allegagione dovuto alle piovosità in fioritura. Dal 18 Giugno al 22 Settembre non piove più, restituendoci tutto il calore che non abbiamo avuto in primavera. Per la siccità la resa diminuisce di un altro 30% rispetto all’abbondante 2007. Invaiatura a fine Luglio, vendemmia precoce e vini di eccezionale concentrazione, una grande annata. Rese tra 0.2 e 1 kg per pianta.

2007

Un inverno decisamente caldo a introdurre una calda e precoce primavera, temperature ben al di sopra delle medie, temperatura del suolo vicina ai 10°C già a Febbraio e, di conseguenza, un germogliamento precoce a metà marzo, anche sulle argille, terre notoriamente fredde e lente. Il 30 Aprile una violenta grandinata devastava il 70% dei nostri vigneti. Se ci fosse stata già l’uva non avremmo prodotto vino! Maggio, e la prima metà di Giugno, portano abbondanti precipitazioni con temperature minime inferiori alle medie stagionali durante la fioritura, causando non pochi problemi di malattie alle viti già indebolite dalla grandinata. Per la prima volta in 4 anni siamo costretti a pesanti diradamenti per non sovraccaricare viti così provate. Finalmente Luglio riporta buone temperature e tempo asciutto. L’invaiatura comincia il 6 Luglio seguita da una bella maturazione che procede rapida in un Agosto soleggiato e fresco. Le basse minime notturne favoriscono la componente aromatica in uve splendidamente mature.Vendemmia molto precoce, il primo Sangiovese raccolto il 28 Agosto un record! L’ultimo Sangiovese comunque entro Settembre. Vini concentrati ma di grande armonia, annata eccezionale. Rese tra 0.4 e 1,7 kg per pianta.

2006

Ancora una nevicata anche se inferiore a quelle degli anni precedenti e temperature basse a caratterizzare un inverno piuttosto rigido. Il germogliamento si fa attendere fino al 10 Aprile quando le temperature si innalzano bruscamente sopra le medie stagionali. Un annata asciutta con poca pioggia distribuita in tante giornate, caldo in crescendo che culmina in 36 giorni sopra i 30°C a cavallo di Giugno e Luglio, in conseguenza di ciò l’allegagione risulta limitata ed il peso dei grappoli sarà inferiore al 2005. Ad Agosto qualche precipitazione più del solito e le temperature scendono, specialmente le minime, rallentando la maturazione polifenolica ma favorendo la sintesi degli aromi. Settembre sarà caratterizzato da tempo soleggiato e molto caldo, non si può chiedere di meglio. Al contrario del 2005 la vendemmia si svolge in tranquillità sempre con il bel tempo. Uve molto concentrate e sane.I vini sono concentrati, ricchi e spessi con ottime acidità, una grande annata. Rese da 0,5 a 1,9 kg per ceppo.

2005

Un altro inverno freddo e un’altra nevicata ancora più abbondante a fine Febbraio. Le viti cominciano a muovere per l’equinozio, il 20 di Marzo, quando le temperature del suolo salgono sopra 10° C. Il 4 Aprile germoglia, per primo, il Merlot. Maggio soleggiato, asciutto e caldo con conseguente anticipo della fioritura al 26. Ancora bel tempo a Giugno eccezion fatta per un robusto temporale a metà mese, il clima asciutto, unito alla disponibilità idrica, determinano un ottima allegagione. A Luglio invece, un record di precipitazioni di 117 mm con temperature ben al di sotto delle medie stagionali. Il conseguente rigoglio vegetativo rallenta la lignificazione e maturazione e stimola funghi ed insetti. Una vendemmia che si preannuncia difficile e, soltanto la tempestività e l’eccezionale stato di salute dei vigneti salvano il raccolto. La scelta delle uve sui nastri si è rilevata ancora una volta fondamentale. Un’ annata media, ma i vini sono di buon spessore e di grandi profumi. Rese da 0,6 a 1,6 kg per ceppo.

2004

L’inverno rigido, molto piovoso e con un’abbondante nevicata, 40 cm per tre giorni, come non si vedevano dal 1985, si protraeva fino a metà Aprile con temperatura del suolo che non superava i 10° C. Il germogliamento iniziava il 2 Aprile con il Sangiovese ma impiegava tutto il mese per concludersi, fortunatamente senza danni da gelo. Maggio sottolineava l’andamento lento dell’annata con temperature di 3-4 gradi sotto la media stagionale. Il 1 Giugno cominciava la fioritura, stimolata per tutto il mese da un tempo soleggiato, temperature miti e qualche giorno di pioggia, che determinavano una straordinaria allegagione. Sotto le medie anche le temperature di Giugno, Luglio e Agosto risultanti in un invaiatura rallentata; il 30 di Agosto non era ancora terminata su nessuna varietà. Settembre caldissimo e soleggiato, sostenuto da un paio di applicazioni di “501” permettevano di portare in maturazione tutta l’uva, e la vendemmia cominciava finalmente il 13 Settembre con il Merlot. Il primo Sangiovese il 21 Settembre, il Syrah tra il 23 ed il 25 ed infine l’ultimo Sangiovese il 7 Ottobre giusto in tempo prima che il 10 il tempo si deteriorasse definitivamente. Una grande annata di profumi, sostenuti da buona acidità ed anche bel corpo pieno, un annata da conservare! Rese da 0,6 a 1,3 kg per ceppo.