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Enjoy your fucking dinner: Gelinaz! a Valgiano

 

 

Enjoy your fucking dinner: Gelinaz! a Valgiano

All’inizio di maggio 2021 ricevo una telefonata da Anna Morelli – oltre a essere una cara amica è anche l’editrice della rivista Cook_inc. – che mi chiede se ci avrebbe fatto piacere ospitare un evento Gelinaz!, organizzato dai ragazzi del Ristorante Giglio di Lucca, previsto per il 29 agosto; la risposta fu sì, senza esitazioni. Il nostro compito, a Valgiano, era di rendere il posto più presentabile e ospitale possibile. Il lavoro di manutenzione più importante da fare nella nostra Tenuta era restaurare la limonaia, che aveva tanti vetri rotti e andava ridipinta, sia dentro che fuori.

Piccolo inciso: Gelinaz!, per chi non lo sapesse, è un evento ideato circa 15 anni fa dal Andrea Petrini, giornalista gastronomico di fama mondiale e talent scout. È un collettivo di oltre cento chef sparsi in tutto il globo che di anno in anno si “radunano” per mettere in scena delle performance culinarie epiche e offrire esperienze multisensoriali. Nell’edizione 2021 il tema era “Gelinaz! The Grand Shuffle – Stay in Tour – Silent Voices”, ovvero un grande remix di menu ideati da chef che – causa pandemia – hanno dovuto chiudere il proprio ristorante. I ragazzi del Ristorante Giglio di Lucca sono stati scelti per ospitare una delle due venue italiane, che si terrà in contemporanea alle altre nel resto del mondo. A Valgiano sono arrivati 10 chef, per cucinare insieme ai 3 del Ristorante Giglio (Lorenzo Stefanini, Stefano Terigi e Benedetto Rullo), e che chef! Abbiamo avuto l’onore di ospitare Mauro Colagreco, Carlo Cracco, Mattia Pecis, Riccardo Camanini, Karime Lopez, Takahiko Kondo, Agostino Iacobucci, Chiara Pavan, Francesco Brutto e Lorenzo Lunghi.

Durante l’estate, abbiamo fatto diverse riunioni per dare forma all’evento che ci immaginavamo dovesse iniziare così e che poi si sarebbe dovuto svolgere così; avevamo costruito una regia quasi perfetta dove gli esecutori dell’evento erano 140 per altrettanti protagonisti partecipanti. Il 29 agosto gli ospiti sono arrivati verso le 7 e la prima parte della festa si è svolta nel giardino davanti alla villa; erano state allestite due zone cocktail dove si esibivano barman fuoriclasse chiamati a miscelare i distillati di Winestillery. Matteo di Ienno del Locale di Firenze con il Collina Collins con Old Tom Gin; Domenico Carella di Carico Milano con il Panacea Universalis, un super drink al Vermouth. E Marco Macelloni, il “resident barman” del Franklin 33 (Lucca), artefice del Bloody Gelinaz Vol.2 base Copperstrenght gin con una bella nota agrumata. Un ottimo inizio tra drinks ad accompagnare gli amuse-bouches preparati dai cuochi in azione per il Gelinaz.

Iacobucci raccoglie in un Mini-cono di sedano rapa un cremoso alla robiola con coriandolo, uova di trota, elisir di vermouth ed estratto di erbe di campo; mentre Mauro Colagreco si esibisce con un MiraPorco: una proto-polpetta dal collagene succulento, folto e persistente.Cracco e Pecis giocano su tonalità vegetali e fortemente aromatiche presentando l’assemblaggio di Zucchina, asparago, camomilla e tuorlo marinato; cedendo poi la passerella veg alla Cialda di buccellato del Giglio che accoglie una pungente cagliata di capra con aglio orsino e insalata alla brace. Taka e Karime stregano il palato degli ospiti con texture orientali iper-crunchy, servendo una Tempura di gambero con prugne salate e ibisco da pura assuefazione.Infine, Lorenzo Lunghi risolve alla grande la sua diatriba personale con la Rapa rossa: cuocendola alla brace avvolta in retina di maiale con l’aglio nero, irrorandola con salsa ai mirtilli e mora. Un boccone esplosivo!

Mentre la serata avanzava, Danijel Zezelj, pittore, inizia un dipinto live su di pannello lungo sei metri e alto tre, quasi seguendo il ritmo impostato dalla band strumentale C’Mon Tigre by Giacomo Riggi (vibrafono e marimba); Marco Molinelli (voce e Synth); Pietro Baldoni (chitarra e voce) e Beppe Scardino (Sax baritono Flauto e Synth) che suonano musiche da sogno intonate con i colori del tramonto e l’eccitazione delle papille gustative. Ultima tappa prima di sedersi a tavola, un calice di Krug Grande Cuvée 161 ème édition un aperitivo perfetto, fresco, dissetante, inebriante e delizioso.

Finalmente a tavola, eravamo in 140; il primo bianco Terenzuola Fosso di Corsano 2020 accompagna Royale di zucchine trombetta, pinoli, ruta e vaniglia by Camanini e Giglio Boyz ad aprire le danze, seguito da Calamaro con pomodori gialli, coriandolo e amaranto by Colagreco e Iacobucci un perfetto connubio tra nuances esotiche e mediterranee, abbinato a “En Chalasse” 2018, Domaine Labet , selezionato da Stelt Wines di Montecarlo (Lucca) . A seguire, il piatto a cura di Karime, Taka e Lorenzo Lunghi, “Gigliosole:” nastri di patata americana, intagliati a mo’ di pasta, prendono una piega orientaleggiante, con cozze e capesante, abbinato al Tenuta di Valgiano rosso 2014 delicato, un vino sulla finezza. Come ultimo affondo salato, il quartetto di Pavan, Brutto, Pecis e Cracco ha sfoderato un piatto suddiviso in tanti satelliti e side-dish, con l’intento di far primeggiare l’ingrediente vegetale in virtù del canonico main course carnivoro. Onchom di ceci e noci nere (simil tempeh) cotto in crosta di argilla, da condire con hummus di ceci e fondo di carne; insalata di erbe amare e lactokoji di pinoli; crema di bietola e prezzemolo; terrina di zucchine e delle melanzane baby soffiate farcite con kefir e caprino, questa volta,abbinato al Tenuta di Valgiano 2015 un rosso che si esprime più sulla potenza con dei magnifici tannini vellutati.

Per il dessert, la scena si sposta di fronte alla cucina, in giardino, vicino alla chiesina, sotto ad una pergola, dove Riccardo Camanini ha preparato un Gelato al dattero e finocchio con ricci di mare, nigella e liquirizia. Il forno Brisa ci ha accompagnati con il loro spirito, Pizze, pane e altre specialità durante tutta la giornata di preparazioni e sinergie. L’artista Federico Ceruso ha incoronato l’evento con un’installazione di luci al neon fucsia, che scriveva Enjoy your fucking dinner: un chiaro messaggio, quasi il leitmotiv della serata. Finita la cena, si sono aperte le danze, accompagnati dalle musiche di Federico De Robertis, che si sono protratte fino all’alba.

La serata è stata un trionfo. C’era una grandissima energia nell’aria e negli occhi di tutti; forse anche perché erano mesi che non si usciva e si vedevano amici… forse perché è stata davvero una gran serata. Anche i cuochi sembravano molto felici, fuori dalla loro comfort zone. Infatti, le location dei Gelinaz! sono solitamente ristoranti o alberghi, mentre a Valgiano si sono trovati a lavorare in una cornice diversa, molto a contatto con la natura immersi nella collina Lucchese.

W GELINAZ!

W Giglioboys

W Cook_inc

W Andrea Petrini

W tutti quelli che hanno contribuito alla gran riuscita di questa trionfante serata nel VALGIANISTHAN

 

GRAZIE di cuore a tutti

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La Gazza. Maggio 2021

Quando aveva 11 anni, Moreno aveva un Alano di nome Roger ( proprio come il cane di Gerald Durrell nella mia famiglia e altri animali ) e una capra chiamata Luna, anch’essa come la gatta di Gerald Durrell a Corfù. Roger e Luna erano inseparabili; si muovevano insieme, dormivano nella stessa cuccia e Luna aveva imparato a rosicchiare delle ossa imitando Roger. L’unica cosa che non riusciva a fare era abbaiare, ma emetteva un suono molto originale tra il belato-ululato. In estate la famiglia si spostava al mare in Versilia con cane e capra che salivano su di un trailer a rimorchio precedentemente usato per trasportare il pony di nome Furia. Luna aveva raso al suolo qualsiasi tipo di vegetazione: piante aromatiche, rose, siepi e cespugli; ma si sapeva, era così, quindi per anni rinunciarono ad avere il giardino profumato e decoroso. Durante il periodo natalizio,  passavano le vacanze all’Abetone e le risate più grasse scoppiavano a vedere i voli che faceva Luna, ma anche Roger sul ghiaccio che scivolava e perdeva l’equilibrio.

In primavera, arrivò Piero, una bertuccia che stava sempre sulla spalla sinistra di Moreno. Piero si divertiva a fare dispetti a Roger. Si arrampicava sulla sua schiena e gli trastullava le orecchie, lui partiva a correre e faceva delle strane gincane tra gli alberi guidate da Piero come fosse su di un go-kart, e Luna dietro, correva pure lei in su e in giù , non si stancavano mai di questo gioco che divertiva molto tutti quanti.

Nella vita più recente, gli animali da compagnia che si susseguirono furono due femmine di dobermann marroni, Bambina e Lavinia, vissero a lungo ed erano entrambe adottate e furono molto amate. Attualmente in fattoria ci sono dieci galline Livornesi, due faraone e due oche; qualche coniglio, mentre in casa ci stanno Stella, una spinoncina nera con i calzini bianchi e Mila una Labrador cacciatrice, anch’esse adottate.  A comandare è Artiglio, un bel gatto grigio dagli occhi giall, sempre un pochino nifito, quanto basta per farsi rispettare dagli altri quadrupedi; finchè non arriva LEI ..Doris la Gazza (così chiamata come la truffatrice statunitense, Doris Payne). E’ apparsa una mattina presto picchiando alla finestra di Martino questo splendido esemplare dal manto nero metallizzato con riflessi blu. Da allora ci accompagna in qualsiasi attività: in vendemmia, a stralciare, a potare, a scacchiare ma anche quando facciamo ginnastica all’aperto. Lei si diverte a farci i dispetti, e gioca, ci ruba gli oggetti e li nasconde, nell’erba, sotto la ghiaia, e sugli alberi.. La Pica Pica è di un’intelligenza sorprendente e nessuno l’ha ancora battuta a nascondino!

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Aprile 2020. Il vino fine non si può fare ovunque

Il luogo è l‘elemento cruciale nella realizzazione di un vino buono; si definisce adatto quando permette all’uva di maturare sfruttando l’intero ciclo fisiologico. La speciale disponibilità di un posto ad accogliere la vite si chiama vocazione.
L’ altro elemento naturale che determina un luogo da vino è il clima.
Ogni regione vinicola ha una propria condizione climatica legata innanzitutto alla latitudine. La fascia di coltivazione della vite è quella temperata,  tra il 30° e 50° parallelo, nella quale differenza tra le stagioni consente alla pianta di compiere l’intero ciclo biologico: gli acini arrivano a maturazione e colgono la sintesi delle loro doti, a cominciare dal patrimonio odoroso. *
A Valgiano, il paesaggio è rimasto vario nei secoli, abbiamo boschi, uliveti, vigneti campi di grano e qualche pascolo; in questa maniera, siamo riusciti a mantenere una biodiversità.  Infatti, il lavoro del viticoltore ha un forte impatto ecologico, poiché ogni scelta e azione intrapresa per il proprio vigneto ha ripercussioni a livello di microclima. Se questa affermazione avesse un che’ di scontato, c’è da domandarsi come mai in molte zone “vinicole” l’allargamento del vigneto sia diventato monocultura, causando uno squilibrio nel rapporto con l’ambiente circostante, progressivamente deforestato e depauperato della sua varietà di flora e fauna, con conseguente modifica delle condizioni climatiche di intere zone. L’indagine, la relazione e la sensibilità climatica sono competenze fondamentali degli agricoltori; sono loro i testimoni primi delle variazioni ambientali come, ad esempio l’aumento di venti molto caldi che mettono la pianta in una condizione di stress addirittura maggiore della carenza idrica.
Se il vino è il prodotto di un determinato posto- non a caso i Latini lo definivano genius loci ( genio del luogo) ,e se il vitigno è esportabile, il luogo invece, è unico e irripetibile: il vino fine non si può fare ovunque . I francesi utilizzano la parola terroir , e il terroir è la peculiarità che il vino deve lasciar trapelare , è un insieme di sensazioni che permettono a chi beve di risalire all’ origine del prodotto.

Se poi tutto fila liscio, il vino frutto di questo luogo, sarà equilibrato, vibrante , in armonia, capace di donare piacevolezza immediata e accessibile, ma tutt’altro che banale e scontata, che sprigioni finezza nel senso più profondo e che non si accontenti di impressionare nell’impatto dato il suo carisma e personalità, quelli del Valgianisthan ( 43° parallelo ).

(Alcune frasi di questo testo sono tratte da “L’invenzione della Gioia” di S. Sangiorgi)

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Agosto 2019. Breve storia della biodinamica

Dalle sue origini ad oggi la biodinamica si è evoluta parecchio.

All’origine della biodinamica, vi è un signore controverso e prolifico, Rudolf Steiner (1861-1925), autore del  “Corso agli agricoltori”, reso possibile dopo un lungo lavoro sull’opera scientifica di Goethe. Wolfgang von Goethe è molto noto soprattutto per i suoi romanzi e opere teatrali (incluso Faust). Ma il suo lavoro scientifico, in particolare “La metamorfosi delle piante” è altrettanto di primissimo ordine. La sua teoria in voga nel 19 ° secolo fu dimenticata nel 20 ° secolo, per poi ritornare in auge con le ultime scoperte della genetica molecolare. I geni omeotici delle piante, a partire da una struttura iniziale identica, dirigono lo sviluppo verso questo o quell’organo. Con l’aiuto di molte osservazioni, Goethe aveva ragione.

Nel 1920 la chimica aveva già invaso largamente l’agricoltura e gli agricoltori erano allarmati dinanzi alle dosi sempre più massicce di fertilizzanti che bisognava iniettare per mantenere le rese e per la sterilità dei suoli da cui provenivano i raccolti. Due agronomi tedeschi, Ehrhardt Bartsch e Immanuel Vögele suonano l’allarme. Su richiesta di molti agricoltori, Rudolf Steiner diede una serie di otto lezioni dal conte Keyserling, a sua volta molto preoccupato, tra il 7 e il 16 giugno 1924, conosciute come “Corso agli agricoltori” che posero le basi della biodinamica.

L’originalità del “Corso agli agricoltori ” è di rimettere in discussione l’agricoltura chimica del barone Von Liebig insorgendo contro gli additivi chimici che degradano il suolo, che all’epoca erano molto all’avanguardia. Per Steiner, l’agricoltura in generale è un essere vivente globale con bestiame, alberi, colture, tutto ritmato da cicli. Egli formalizza ciò che prima era empirico e non aveva bisogno di essere nominato o protetto poiché la chimica non esisteva.

La biodinamica rafforza la pianta con tisane alle ortiche, all’equiseto, ecc. Prendiamo ad esempio il macerato di ortica la cui diffusione della ricetta stessa è stata a lungo vietata in Francia e fonte di sogghigno. Oggigiorno, il suo funzionamento è perfettamente compreso, dal momento che la tisana agisce sia come antisettico che come fertilizzante fogliare. Questa duplice funzione è ben presente nello spirito della biodinamica: fare in modo che la pianta sia più forte contro gli attacchi e dargli una spinta in più nella sua lotta.

Con questo approccio, alcune pratiche possono sembrare esoteriche a prima vista. Stesso discorso per il cosiddetto “preparato 500” cioè lo sterco di vacca introdotto in un corno e sepolto all’inizio dell’inverno, poi dissotterrato in primavera. Durante questi 6 mesi, lo sterco si è  trasformato in una sostanza colloidale simile all’Humus, e verrà mescolato con acqua riscaldata a 30-35 gradi (dinamizzato) e successivamente spruzzato sul terreno. Questa preparazione potrebbe far sorridere, ma l’attività biologica all’interno del corno è incredibilmente intensa, il numero di microrganismi aerobici,  è sorprendente (da qui il suo nome: 500 milioni/ grammo ) per la gioia del terreno che è tutto energizzato. Secondo la biodinamica, la vita inizia con la vita del terreno, che quindi dà equilibrio alla pianta e agli animali che per altro, lavorano insieme e in maniera globale, il 500 P ne è, anche qui l’esempio. Questa preparazione 500 ha mostrato la sua efficacia quando è stato necessario riabilitare milioni di ettari resi sterili da dosi massicce di insetticida DDT. 

Alex Podolinsky, padre della biodinamica moderna, ha adattato il 500P e ha rivitalizzato i terreni, resi inerti dal DDT, in pochi anni. Grazie al 500, le radici hanno potuto cercare i nutrienti di cui avevano bisogno, espellendo progressivamente l’insetticida dal terreno. Evidentemente, la scienza non riesce veramente a spiegare il fenomeno, così come la forza magnetica venne considerata contraria alle leggi di Newton e fu oggetto di una severa controversia scientifica che durò per più di duecento anni.

Anche la nozione di ciclo Sole/Luna è controversa. Se nessuno osa mettere in discussione l’influenza del sole, l’influenza lunare ( e in particolare quella degli altri pianeti) sembra più misteriosa. Vengono continuamente pubblicate tesi che sostengono che l’influenza della luna non esiste. Già nel 1939, E. e L. Kolisko hanno dimostrato con dettagliate sperimentazioni l’importanza delle fasi della luna sulla crescita delle piante (Agriculture of Tomorrow, London) e i boscaioli hanno sempre organizzato i periodi di potatura degli alberi intorno ad esso.

Cos’è l’antroposofia?

Contemporaneamente al suo lavoro su Goethe, Rudolf Steiner presentò una tesi di dottorato in filosofia che porterà all’Antroposofia.

L’antroposofia vuole descrivere i fenomeni spirituali con la stessa precisione con cui la scienza descrive il mondo fisico. 

L’antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo. Sorge nell’uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l’antroposofia solo chi trova in essa quel che deve cercare per una sua esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull’essere dell’uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete.” (Rudolf Steiner)

La biodinamica è esoterica?

Da sempre viene chiamato in causa il nesso (?) tra esoterica e bd, quando si presenta un nuovo approccio che mette in dubbio alcune certezze. Al giorno d’oggi, l’effetto della coda di cavallo ( Equiseto)  è ben noto così come quello della Consolida maggiore, Salice o della Camomilla. I nostri nonni e nonne  li usavano poiché molto efficaci. Ciò non significa che i contributi della scienza moderna debbano essere negati.

Trattare un terreno con un diserbante è il modo più rapido per uccidere ogni forma di vita. Il contributo della biodinamica è stato quello di mostrare che un approccio più rispettoso verso l’ambiente permette di essere almeno altrettanto efficiente, senza ipotecare il futuro. Inoltre, uno studio molto recente dell’Istituto nazionale di ricerca agronomica francese (INRA) ha appena dimostrato che le colture si ammalerebbero assai meno senza i pesticidi che dovrebbero proteggerle. 

Lontano da ogni esoterismo, la biodinamica è un metodo, uno strumento per riprodurre l’Humus, per ridare la fertilità dei terreni.

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Novembre 2018. Il cambiamento climatico

Il Cambiamento Climatico? Eccolo! Tempo imprevedibile, più freddo e più caldo, più umido e più secco. L’unica interpretazione valida, tuttora ignorata; quella data da Alex Podolinsky già nel 2012 in una serie di conferenze nelle università: la mancata conservazione dell’acqua nell’humus del terreno e la conseguente accelerazione del ciclo dell’acqua che accelera l’intensità dei fenomeni climatici. L’humus è la banca dell’acqua per la sua capacità di trattenerla fino a una volta e mezzo il suo peso. I terreni agricoli, condotti fuori dal disegno della Natura, si impoveriscono vieppiù di humus, l’acqua scorre veloce nei fiumi, causa inondazioni, nello stesso anno, dopo pochi mesi o addirittura settimane il fiume va in asciutta perché non può più alimentarsi dal sistema venoso del terreno. Certo anche la cementificazione, i treni veloci, le strade non aiutano; tutte vibrazioni che compattano e asfissia che “uccide” i terreni: senza aria la microbiologia aerobica del suolo muore. Se almeno i terreni fossero condotti secondo pratiche consapevoli dell’importanza della Vita potremmo compensare gli effetti dello sviluppo economico rallentando l’acqua, conservandola nell’humus dei terreni che alimenterebbero i fiumi durante l’estate, non un utopia ma una solida pratica agricola basata sulle leggi di natura piuttosto che su visioni oniriche e irreali.

E così all’inverno freddo con tanta neve sulle montagne segue un Aprile caldissimo e inaspettatamente asciutto che si chiude con una settimana di vento gelido. Molti olivi, in special modo la varietà Frantoio si seccano o perdono un intero ramo. Poi pioggia, pioggia e pioggia. Una primavera che ci costringe a trattare costantemente, anche due volte a settimana. A fine Giugno, mentre continua a piovere sul resto d’Italia, Lucca va in asciutta! Per tre mesi consecutivi salvo una piccola perturbazione l’11 di Settembre a metà vendemmia, soffia un vento caldo a 30/35°C. Piove in Chianti, piove a Pisa, piove perfino in Sardegna, ma a Lucca niente!

La vendemmia comincia il 28 Agosto e termina già il 20 Settembre sempre sotto un caliente Sole, l’uva assomiglia a quella del 2017, poca, asciutta e leggera, rese per ettaro basse e rese in mosto al 50%. Il vino è buonissimo, pieno di frutta, caldo e avvolgente, bei tannini maturi, ma troppo poco.

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25 Ottobre 2018. Che strada sta prendendo la distribuzione del vino?

Com’era bello entrare in libreria, perdersi per ore tra gli scaffali,  prendere i libri in mano, sfogliarli, leggerne dei capitoli a vanvera, sedersi per terra e leggere ancora… per poi uscire con lo zaino pieno di letteratura di ogni tipo.

In alcune città si può ancora fare, a Torino si può perdere qualche ora alla Thérése, e sanno anche consigliare; a Parigi cerco sempre di stare dalle parti di Montmartre  per girovagare nella libreria l‘Atelier in cerca di inediti di Emmanuel Carrère o fumetti, libri d’ arte.. per non parlare di Londra dove bisogna stare mezza giornata in più per piazzarsi ore alla Daunt books …Benché mi dispiaccia acquistare online, devo ammettere che è comodo, dato che Torino, Londra e Parigi, sono lontane dalla collina Lucchese..
E i cinema? Quanto reggeranno ? Se la Druetto di Torino chiuse nel 2006 perché non poteva più pagare 130.000 €/ l’ anno di affitto, a Levanto il cinema Sport ha chiuso perché non avendo delle uscite di sicurezza adatte alle maniacali richieste di ispettori privi di buon senso,  il costo dei lavori era troppo alto rispetto al fatturato generato negli ultimi anni..che tristezza..ma anche qui, tutto è cambiato; la scelta è vastissima, si può stare molto comodi, anche in mutande, alzarsi, fumare,  bere e mangiare il tutto ad un costo morigerato…, e se non si riesce a vedere tutto si continua un altra volta.. A Lucca ci sono due negozi di dischi fantastici, i vinili li acquisto qui; e qualcosa anche su Discogs, anche se non posso nascondere che i servizi di riproduzione digitale in streaming tipo Spotify o Unidays sono un paradiso per gli appassionati di musica.., visto che le radio non sono più quelle di una volta..E il vino ?? In Italia ci sono enoteche meravigliose: scaffalature infinite di etichette di tutti i tipi. Celle frigo per un invecchiamento idoneo, sparse ovunque, da Nord a Sud, nelle grandi città, nelle cittadine di provincia, nelle periferie. I titolari sono appassionati e si possono comprare vini per tutti i gusti e portafogli. Hai bisogno di una cassa di vino ? chiami,  e te la spediscono subito. Fantastico!
E all’estero ? dipende…in molti paesi, è la stessa cosa, le enoteche sono sempre molto frequentate e funzionano. Se l’alternativa all’acquisto in enoteca oggigiorno fosse comprare “online”, potrebbe sembrare bizzarra l’idea ma la gente che compra una bottiglia di vino guardando uno schermo, è in crescita.  I vini pregiati, si sà, bisogna andare a cercarseli, tra i collezionisti, nelle enoteche fornite, alle aste, prenotarli o acquistarli ” en primeur” , fare la corte a qualche amico di amico che forse riesce a trovarti una o due bottiglie..
Personalmente, mi auguro che durino queste enoteche, più delle librerie, più dei cinema..
Il mio sospetto è che dipenderà molto dai distributori… quando ad un vigneron medio piccolo come può essere Valgiano non vengono pagati i vini che sono stati venduti, riscossi, riordinati e rivenduti, e,  quindi il produttore di vino diventa il finanziatore del distributore, qualcosa è andato storto.  Analizzando più da vicino, si viene a scoprire che i distributori in questione, hanno fatto il passo più lungo della gamba; hanno perciò bisogno di un finanziatore che li aiuti a mandare avanti la barca. Questi signori danarosi si presentano in aiuto dei distributori, inizialmente ben intenzionati,…per poi scoprire che: 1) non hanno nessuna passione nel vino, 2 ) si comportano come il più feroce squalo della borsa strozzando i vigneron annunciando loro pagamenti lunghissimi, e ordini microscopici. Così facendo, il vigneron, è costretto ad abbandonare chi ha trasformato una bella realtà con dei bei nomi di piccoli produttori in catalogo , in un fenomeno da baraccone che si rivolgerà poi solo alle grosse aziende che possono permettersi benissimo pagamenti a 360 giorni.., e che vendono comunque anche onlain.

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Gennaio 2018. Justus Von Liebig

Venerdì 8 dicembre in Lucchesia ha piovuto parecchio, ininterrottamente. Verso le 4 di pomeriggio stavo risalendo la collina per rientrare a casa e l’acqua scorreva abbondante lungo i fossi ai lati della strada, ai piedi dei muri . Poi i campi di ulivi , li, l’ acqua fuoriusciva sulla strada portando con sé terra e fango , ruscelli di acqua sputati dai terreni che ne erano zuppi, incapaci di assorbirla. Ma, ad un certo punto della collina, niente più;  la strada non è più irrorata da torrenti di acque superflue, il terreno le gestisce naturalmente, e…, dove siamo ? In un posto dove grazie a una buona gestione della campagna, i terreni sono fertili, lo strato humotico governa anche le forti piogge. Siamo nel VALGIANISTHAN.

A Valgiano si pratica agricoltura biodinamica dalla fine degli anni Novanta, in particolare quella insegnataci da Alex Podolinsky pragmatica assai, che è entrata nei terreni in maniera efficace.

Il termine biodinamico, viene sempre affiancato al nome di Rudolf Steiner, anche se, prima di parlare di Steiner, bisogna andare indietro di qualche anno, quando il chimico tedesco Justus von Liebig (1803-1873), più noto al grande pubblico per l’estratto di carne, o le figurine che portano il suo nome, introdusse le sostanze chimiche di sintesi in agricoltura. Considerato il padre della concimazione chimica, dopo aver dedicato anni della sua vita per la sua affermazione, si ravvede e comprende l’errore nel quale era incorso. Ecco il suo testamento spirituale

“Confesso volentieri che l’impiego dei concimi chimici era fondato su delle supposizioni che non esistono nella realtà. Questi concimi dovevano portare una rivoluzione completa in agricoltura. Il concime di stalla doveva essere completamente escluso e tutte le materie minerali asportate dai raccolti, sostituite con dei concimi chimici. Il concime doveva permettere di coltivare su di uno stesso campo, senza discontinuità e senza esaurimento, sempre la stessa pianta, il trifoglio, il grano ecc., secondo la volontà e i bisogni dell’agricoltore. Avevo peccato contro la saggezza del Creatore e ho ricevuto la dovuta punizione. Ho voluto portare un miglioramento alla Sua opera e nella mia cecità ho creduto che nel meraviglioso concatenamento delle leggi che uniscono la vita alla superficie della terra, rinnovandola continuamente, un anello era stato dimenticato, che io povero verme impotente, dovevo fornire….”

Ecco perché gli agricoltori all’inizio degli anni Venti, preoccupati dai metodi aggressivi della moderna agricoltura e dai loro effetti, interpellarono Steiner, il quale elaborò la ricetta biodinamica per rivitalizzare i terreni, riabilitarli.

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Giugno 2017. Cosa hanno in comune Seattle e Lucca?

Entrambe le città hanno una torre come simbolo.

“Space Needle” -1962- a Seattle alta 184 mt. Due virgola 3 milioni di visitatori l’anno raggiungono la cima attraverso ascensori che viaggiano alla velocità di circa 16 km/h in circa 43 secondi. Venne costruita in funzione dell’Expo 1962.
La Torre Guinigi -13°S- alta 45 metri. Cinquantamila visite l’anno; 25 rampe di scale, per complessivi 230 gradini, abbastanza agevoli nella prima parte ma non nell’ultima, dove si può continuare a salire solo grazie a rampe metalliche di ridotte dimensioni. Tempo medio di salita 15 minuti. Costruita dai Guinigi, ormai padroni della città, vollero ingentilire le loro severe dimore con una torre alberata, che divenne simbolo di rinascita, in cima al simulacro della loro signoria.

Ma la caratteristica che più accomuna le due località, è la media piovosa annuale.
Prendiamo l’anno 2014. Alcuni ricorderanno che piovve ininterrottamente fino ad Aprile a parte tre settimane di tregua. A fine Giugno ripresero abbondanti precipitazioni con temperature decisamente basse; Luglio e Agosto freddi e umidi..I titoli dei giornali locali erano drammatici; “ in termini assoluti (millimetri di cumulato), la provincia di Lucca era messa peggio delle altre: 1750 mm di media annua; contro gli 833 della media trentennale, anche se poi la variazione in percentuale si ferma a un aumento di solo il 110%. A Valgiano misurammo 2010 mm a Marzo..
Contemporaneamente, nella capitale del WS ci furono pesanti precipitazioni a Febbraio e Marzo, massima annuale 1231 mm mentre la media era di 952, l’annata più umida dal 1996.

Si potrebbero trarre tante conclusioni da queste osservazioni “uggiose”, ma in questa fase tardiva della primavera, l’esplosione delle molteplici variazioni di verde sono un trionfo della vegetazione che ricopre le nostre colline, e immagino anche quelle di Seatlle!
E… il vino? Poche bottiglie nel duemilaquattordici, finezza, eleganza, 11 gradi alcolici; persino gli amici della Borgogna provarono ad imitarci..

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Ottobre 2016. Matteo Mantegazza stagista per 4 mesi a Valgiano

“Dicono che il contatto con la natura offra sensazioni che rimangono impresse nella memoria e che difficilmente possano essere dimenticate; chi è nuovo a questo tipo di esperienza è inevitabile venga travolto da un’ondata di emozioni che lo rapiscono e lo segnano per sempre. Ecco, adesso posso testimoniare quanto ciò sia vero. Abituato ai comfort e alle comodità della vita cittadina che anestetizzano i sensi e mandano in un freddo letargo la nostra capacità di percezione, ho vissuto in questi mesi un vero e proprio risveglio sensoriale. Nel corso di ogni giorno vissuto sulle colline lucchesi infatti vista, udito, gusto, olfatto e tatto sono stati bombardati da colori, suoni, rumori, sapori, odori, profumi, contatti caratterizzati da una potenza e una profondità fino ad allora a me sconosciuti. Il viola del mosto che macchiava indelebilmente mani e vestiti, le molteplici sfumature di verde che coloravano le colline, le foglie di vite e l’uva ancora acerba, il rosa dell’alba e l’arancione del cielo al tramonto hanno riempito i miei occhi senza mai annoiarli. Il sospirato rintocco delle campane che a mezzogiorno annunciavano il tanto atteso pranzo, le voci dei vendemmiatori che si confondevano nei filari, il frinire dei grilli che conciliava il sonno, il rombo del trattore che segnalava il volgere al termine della giornata, sono stati la migliore colonna sonora possibile per le mie giornate. Ovviamente, e non poteva essere altrimenti, anche il palato ha avuto le sue grosse soddisfazioni; l’uva presa direttamente dai nastri di mescita o dalle piante di vite, i mosti assaggiati presto la mattina, la frutta e la verdura mangiate appena colte, le schiacciate e i salumi con i quali si allestivano giornalmente luculliane merende, l’infinità di bottiglie aperte approfittando di qualsiasi occasione, mi hanno fatto capire come la felicità possa avere molteplici sapori. L’olfatto dal canto suo si è inebriato dei forti e indimenticabili profumi della campagna; la balsamicità delle erbe aromatiche, l’inconfondibile profumo di aglio che caratterizzava quasi ogni pranzo, l’odore acre dello zolfo che, dopo una giornata di lavoro nei vigneti, impregnava vestiti e narici, l’umidità delle cantine, sono profumi che fanno ormai parte della mia memoria. La vita agreste impone inoltre che le mani siano costantemente sollecitate; graffiate dai rami di vite, accarezzate dai morbidi chicchi d’uva, rese viola dall’uva, strette da donne e uomini veri, escono trasformate da una esperienza di questo tipo. Avrei potuto dilungarmi nel descrivere dettagliatamente le varie fasi della vinificazione, gli aspetti sensoriali dei vini prodotti o quelli agronomici della coltivazione della vite; in questo modo però non avrei reso giustizia a ciò che realmente questi mesi mi hanno lasciato. Capita che in certe giornate chiuda gli occhi e mi fermi a pensare a tutto ciò; in quei precisi momenti capisco la fortuna che ho avuto nell’essere stato catapultato in una realtà così lontana da quella che ero abituato a vivere. È assolutamente indispensabile per qualsiasi persona accorgersi che è possibile uno stile di vita diverso da quello moderno; non sto parlando di un utopico ritorno al passato o di un annullamento delle facilitazioni che la tecnologia offre, ma di una diversa percezione di quello che ci circonda. Bisogna allenarsi a sentire, a emozionarsi per un profumo, un sapore o un colore. Vivere a Valgiano è stata la mia primavera dei sensi.”

Matteo Mantegazza, “Chef de rang “ a Piazza Duomo da Enrico Crippa, Alba.

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È rimasto un angolino selvatico?

Vivere in un luogo dovrebbe invitarci ad esaltarne l’accoglienza e la bellezza, al dovere di custodirlo per riconsegnarlo ancora migliore; dovrebbe contemplare la passione per l’armonia e per la costituzione di una prospettiva ideale. Ma dove l’uomo ha usato mano pesante per un’agricoltura esasperata, l’albero, l’erba e il bucolico sono un’opzione; così succede dove trionfa la viticoltura intensiva: siepi e fossi sono d’intralcio all’avanzare dei cingolati, api, sigarai della vite e lepri scompaiono tritati , o annegati negli insetticidi.

Oggi l’immediato, l’abbondante, il “tutto e subito” sono stati resi legge e dogma. Si vuole reddito, copioso, rapido e magari anche senza sforzo. Noi diciamo invece: torniamo davvero ad essere più parchi, più semplici, e più rispettosi! Nel frattempo si fa finta di interessarsi alle tematiche ambientali e alla sostenibilità, con il risultato che “difendi la natura” lo si legge ormai anche sul polistirolo..È di moda la natura, e quando è moda è moda, cantavano Gaber-Luporini, così si salta sul carro della naturalità, sulla ruota del Candido Mulino. Si privilegiano lo slogan, l’immagine e il terroir -ormai come termine trito- la location e il sito…ma non quello sotto casa, con zolle, viti e un proprio dialetto.

Siamo contro chi ammorba la terra e la ferisce con insediamenti che fanno a pugni con ciò che sta intorno; siamo contro le cantine cliniche, i vini incipriati e vassalli, le lobbies che appellandosi al tutto controllato, garantito e certificato, distruggono l’anima dei prodotti e l’essenza del mondo rurale ed artigiano, erodono la dignità dei paesaggi e delle cantine. Non amiamo certo il vino naturale perché torbido: preferiamo colori e profumi, ma ne accettiamo le velature, come le rughe nella vita. Pensiamo al vino all’alimento nella sua nobiltà come godimento e gioia.

Questo era il manifesto scritto da Beppe Rinaldi per i Vini Veri, nel 2011. Ma oltre al vino ci sono altre attività previste per chi fa agricoltura sana, equilibrata. Ci sono gli uliveti, gli orti, i frutteti, gli alveari e gli animali da fattoria, ci sono i boschi e se avanza un campo, si piantano i cereali, l’erba medica a rotazione. E poi ci sono gli angoli con le erbacce, dove il selvatico possa esprimersi, e va bene cosi!

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Viva le corna!

Un paio di anni fa mi ha contattato un artista lucchese perché aveva bisogno di un po’ di vino rosso e un po’ di vino bianco per un’installazione: “la Mangiatoia”. Andrea Salvetti lavora i metalli, legni di varie essenze per costruire oggetti solitamente utili oltre che stupefacenti ed esteticamente belli.
Ultimamente, mescola anche cibo e vino alle sue opere. Ogni volta che siamo stati coinvolti, noi del vino, ci siamo divertiti.
La Mangiatoia era stata appesa all’interno di un ristorante di Lucca e la gente mangiava direttamente da lì, senza l’uso delle mani come fosse un cavallo o una mucca; se veniva sete, ognuno aveva la propria cannuccia che scendeva dal soffitto e poteva scegliere se bere vino bianco o rosso.
Bellissimi anche i barbecue che ha costruito Andrea; 2 tavoli in ottone talmente belli da mettere in sala da pranzo… pieni di brace, con sopra le pentole, tutte sempre disegnate e costruite da lui in metalli diversi: acciaio, rame; una vaporiera, paniera, verduriera, e un fagiolone gigante per la frutta caramellata..
Qualche tempo dopo, mi ha chiamato per chiedermi se poteva “piantare” un corno in alluminio alto 11 metri da qualche parte sulla nostra collina. Aveva pensato a Valgiano perché qui usiamo le corna in agricoltura. Le corna di mucca vengono riempite di letame, sotterrate un giorno di autunno e levate sei mesi dopo in primavera. Il letame contenuto nel corno si è trasformato in “500”: una potente sostanza simile all’humus; questo composto viene mescolato all’acqua -usando una tecnica ben precisa- ed utilizzata come attivatore della fertilità del terreno, è una delle tante pratiche che fanno parte del sistema biodinamico che usiamo a Valgiano. (chi fosse interessato ad approfondire: www.biodinamicapratica.it)
L’idea mi divertiva e quando ho visto la foto dell’opera precedentemente posizionata in Alta Badia, mi è piaciuto. Così il corno è stato ben ancorato all’interno della proprietà, sul bordo di un poggio, come se fosse un caprone che guarda la valle e tutte le vigne e gli uliveti sottostanti.
Nel giro di poco, ignoti hanno calciato il corno di notte e, sempre ignoti, hanno scritto lettere ad un quotidiano locale, una lettera è stata pubblicata, domandava cosa fosse o rappresentasse. Puntualmente, il giorno dopo, sono venuti i vigili, per accertamenti, così abbiamo fatto vedere l’autorizzazione paesaggistica. Ultimamente sempre ignoti, si sono rivolti all’ufficio del sindaco esprimendo il dubbio sull’ancoraggio del corno… Se non avessero null’altro da fare, potremo mostrar loro come è stato fatto l’ancoraggio, per tranquillizzarli! Se invece vogliamo parlare di estetica, non possiamo negare che l’impatto ci sia; può piacere o meno.., ma è in sintonia con la campagna, l’altezza dei cipressi, molti animali, se non sottoposti a crudeli pratiche per allevamenti intensivi, hanno le corna ecc.. Cosa pensare allora della colonna massiccia in legno cementificata nella piana, non distante da qui, alta circa 30 metri, che reclamizza un fast food che “pare” non faccia tanto bene alla salute? Chissà se il comune riceve lettere anche su quella colonna..diversamente attraente..
Viva le corna!

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29 Dicembre 2015. Vini da 007

Quanti km si fanno ogni anno per vendere vino; presentare, mescere, raccontare la storia di Valgiano e del territorio in cui nasce. Lavorare la vigna, la terra, fare l’agricoltore è un mestiere duro, e bisogna correre;  i frutti che si raccolgono cambiano ogni anno, di conseguenza anche i loro derivati. Dall’altra parte del tavolino, alle degustazioni, i consumatori, i clienti, gli appassionati e i curiosi sono numerosi. Anche le domande.
Quanto fa di macerazione?
Aggiungete Solfiti?
Macerazione pellicolare?
La fermentazione parte spontanea, o aggiungete lieviti?
Filtrate?
Invecchiamento?
Quanti gradi ha questo vino?
Siete biodinamici?
Nessuno domanda MAI come è fatto il terreno, che è uno dei componenti più importanti del vino, dato che le radici lo scavano in profondità attraverso tutti i suoi strati e substrati, mentre tutti chiedono SEMPRE con che uva viene fatto. In realtà i vini di Valgiano non sono varietali, sono vini di “terroir”, che appartengono a un posto che ha un carattere ben definito, una personalità, eleganza, materia, trama, consistenza… non è difficile riconoscere un vino fatto in vigna se ben fatto, da un vino costruito e truccato in cantina. Basta fidarsi del proprio palato, della propria lingua, della salivazione che si produce quando il vino tasta la lingua -sempre che sia un vino di “terroir”. Ecco che, pian pianino, i consumatori iniziano a capire e ad orientarsi verso questi vini vivi, che esprimono un paesaggio. Non avremo mai la forza commerciale di un premier Grand Cru di Bordeaux come nel caso di Hubert de Boüard che ha puntato su James Bond infatti, una bottiglia di Angélus si vede per 7 lunghi secondi in Casino Royale, diventando così il vino più conosciuto dai servizi segreti. Mentre i vini di Valgiano si vedono sulle tavole dei Vignaioli, molto spesso anche quelli francesi. Sono loro i nostri 007 e senza segreti!

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25 Agosto 2015. Astrologia e calore

Ci stupiamo dell’intemperanza del Sole e del Calore di quest’anno dopo esserci stupiti della loro mancanza nel 2014. Eppure da qualche parte era scritto!
Acquisto il calendario lunare di Maria Thun dal 1999, per qualche anno non riuscivo neanche a leggerlo, non ci capivo niente. Poi, a Dicembre 2002, ad annata finita, leggo: “… il 16 Luglio Giove entra nel segno del Cancro (Acqua) e questo porterà abbondanti precipitazioni estive, il raccolto dei frutti autunnali non sarà di buona qualità.” Per la prima volta, ho letto con grande attenzione il calendario 2003: Giove sarebbe entrato nel segno del Leone (Fuoco) e l’estate sarebbe stata torrida. Per la prima volta ero preparato ad affrontare la stagione anche se, non riuscivo fidarmi…
13 anni dopo, nel 2014 Giove torna nel segno del Cancro e, prosegue, nel 2015, nel segno del Leone. I risultati ce li abbiamo sulla pelle, in cantina e nelle vigne. Sarà una coincidenza?
I greci ne parlavano nella loro mitologia, un complesso di miti allegorici che descrivono le forze della Natura. Giove/Zeus, il re degli Dei, regna sui cieli, sotto di lui gli altri dei, capricciosi e volitivi si scontrano e si incontrano in un turbinio di forze in perenne movimento.
Bisognerebbe tornare a osservare i cieli almeno quando le luci e la foschia urbana lo consentono. Anche perché finché non trovo un meteorologo che sappia definire il tempo con un anno di anticipo, preferisco far conto sulle stelle.

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10 Agosto 2015. A Valgiano, i vini targati 2014 , sono caratterizzati da una grande Vivacità

Per chi non lo sapesse, la scorsa estate ha

piovuto
piovuto
piovuto.

Poca luce è riuscita a farsi spazio sulla parete fogliare della vite, è stato difficile portare l’uva della giusta maturazione in cantina…ma, ce l’abbiamo –quasi-fatta.

A Valgiano, i vini targati 2014 , sono diversi rispetto ad un annata “classica”, meno zuccheri, quindi meno alcol. Nonostante il loro equilibrio, sono caratterizzati da una grande Vivacità (o petulanza come si diceva un tempo). Essa è conferita dall’acidità naturale del vino, frutto delle sottili trasformazioni fermentative .

L’acidità (che chiamiamo più volentieri vivacità) è il vettore di sublimazione della mineralità naturale dei vini di “terroir”. Essa intrattiene un rapporto molto sottile con i sali minerali di cui sono ricchissimi, con gran variabilità a secondo del loro luogo di nascita. Questo processo biochimico si chiama “ fenomeno di salificazione”. Grazie ad esso, i sali minerali si fondono armoniosamente in bocca con gli acidi naturali dei vini. Chiaramente, gli acidi avranno a loro volta, un effetto aspiratore della salinità. Sarà dunque la vivacità a sottolineare la mineralità del vino, la sua salinità.

La fermentazione alcolica, seguita da quella malolattica eseguono delle sottili trasformazioni che assicurano una vivacità di razza al vino che cesellerà la sua consistenza esaltando la sua stoffa. 
La vivacità fa vivere il vino in bocca, lo fa vibrare. Allo stesso tempo, valorizza la freschezza aromatica di un gran vino di clima, o di luogo, cosi come il suo stile di mineralità.

I rossi di Valgiano 2014 hanno un acidità marcata, il grado alcolico si ferma a 11,2%. Non sono ancora in vendita, ma si lasciano bere bene nel corso di questa estate di calura. Stessa cosa per il Palistorti bianco, che per contro, è terminato!

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10 Aprile 2015. Miele di Spiaggia

Le api che volano sopra le nostre teste, qui a Valgiano, hanno prodotto un nuovo miele, che è già stato soprannominato “Ambrosia“, il nettare degli Dei..Si tratta del “Miele di Spiaggia“, e vien dalla Costa: Il luogo è la spiaggia della Lecciona, nel Parco Naturale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli. Il mare è il Mar Tirreno, lo stesso mare che mitiga il clima sulle vigne di Valgiano, e che nei giorni di libeccio fa arrivare il suo sale fino sulle foglie degli ulivi. Qui su queste dune, tra la pineta e la riva, stanno le api che bottinano i fiori nella macchia mediterranea e sulle praterie di elicriso che si stendono fin quasi alla battigia e che conferiscono al miele un aroma inconfondibile. Così nasce il Miele di Spiaggia, dolce, ma con note salmastre; l’elicrisio si esprime in maniera marcata e prevalgono note di liquirizia e curry. Inizialmente la consistenza è di un liquido ambrato fino all’autunno quando iniziano i cristalli di grana media, che conservano inalterati quegli aromi che si possono ritrovare nelle giornate calde d’estate su questa spiaggia, e nella maggior parte della costa Mediterranea.

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25 Febbraio 2015

Cercando il significato etimologico della parola sincero, viene fuori questa spiegazione:   I Romani ordinavano ai ceramisti e ai vasai greci partite di grosse anfore per vini e olii. Si sa che i vasi sono impermeabilizzati, o meglio invetriati,  specialmente all’interno perché il loro contenuto non trasudi; i Greci, un po’ furbetti, adottavano spesso un trucco: invece dell’invetriatura, più costosa, usavano la cera liquida che versavano nel contenitore. Nel tempo il trucco venne scoperto, perché anche se molto lentamente, il liquido contenuto usciva all’esterno del vaso per porosità. Allora i Romani, ormai smaliziati, quando facevano ordini di partite di vasi ai Greci, si raccomandavano che questi fossero SINE CERA e cioè senza cera. Praticamente senza trucco. Da qui la parola sincero che oggi sta’ a significare senza inganno.  Forse non è tanto  adatto l’utilizzo della parola sincero per descrivere un vino, perché è un termine più appropriato alle persone ( anche se è merce rara..)   Ai vini di Valgiano, ci piace “abbinare”  i seguenti termini qualificativi:
CONSISTENZA
MORBIDEZZA
VISCOSITà
VIVACITà ed ESUBERANZA
TRAMA
MINERALITà
LUNGHEZZA
PERSISTENZA AROMATICA
COMPLESSITÀ
Queste sono le fondamenta della degustazione geo-sensoriale.  “Tastando ” il vino e, privilegiando il modo in cui tocca la bocca, la lingua, e soffermandosi sulla salivazione che viene prodotta, si entra nella complessità del luogo che l’ha visto nascere.  Come ripeteva spesso Henri Jayer, il vino non è fatto per essere valutato, né per essere annotato. Non è nemmeno fatto per essere annusato, ma per essere bevuto. È stato creato dai nostri avi per attivare il piacere di stare assieme. Accompagna dunque i rituali più importanti del vivere in compagnia, dai banchetti cari a Platone , ai gotti d’amicizia intonati con un “alla salute”. Il vino di Valgiano è dunque un ” vin de lieu” che appartiene a un posto , ricco  di ……mille sfumature di roccia!

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25 Ottobre. Vendemmia 2014

Nell’antica Grecia la terra da coltivare non era data a chiunque, bensì “affidata” a persone che godevano della fiducia della comunità perché fonte  di cibo per il fabbisogno di tutti.  Per migliaia di anni l’agricoltore è stato colui che ha messo in atto un metodo agricolo atto a conservare al massimo la fertilità della terra, non ad impoverirla.Questo sistema di gestione del terreno è perdurato in Lucchesia, in regioni come la Garfagnana, fino ai primi del XX secolo: la terra apparteneva alla comunità e la affidava ogni anno a famiglie diverse, in funzione del numero di bocche da sfamare e del numero di braccia, controllandone la gestione e vigilando affinché mai si impoverisse. Questa è stata la prassi fino all’avvento della legge sulla successione e fino alla privatizzazione delle terre.Risultato: campagne abbandonate, frane e dissesti!A Valgiano ci siamo caricati delle nostre responsabilità: il paesaggio resiste, i boschi sono equilibrati, ricchi di humus, e fuori dalle zone boschive, nei suoli agricoli, la terra è anche più fertile, seguita amorevolmente con i preparati biodinamici (in questi giorni il 500P).Si coltivano diverse cose che si esprimono, più o meno delicatamente, nei bicchieri, nel pinzimonio, negli impasti, sulle griglie (volailles). Ai formaggi ci pensa Monica, appena sopra il nostro vigneto più alto, che tiene una decina di capre dal cui latte produce tutti i tipi di formaggi, ricotte, erborinati, caprini secchi e freschi che si abbinano alla perfezione con i vini, con l’olio ed il miele del loro stesso “terroir”. Per raccontare della vendemmia 2014 ci vuole ancora un pochino di tempo; questa suspense regalerà a tutti inaspettate sorprese… A presto!!

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e chi lo sà? 6 Agosto 2014

Parlare del tempo sarà forse un passatempo inglese ma quando la stagione è così uggiosa diventa un usanza anche per chi vive in paesi dal clima mediterraneo. Ma quando smetterà di piovere? La domanda alternativa l’ha chiesta già Bob nel 1963: “How many years can a mountain exist before it’s washed to the sea”? E la risposta non ce la daranno dei metereologi perdi tempo , ” the answer, my friend, is blowin’ in the wind” ..Dopo un Aprile caldo, secco, e assurdo, a Maggio un ritorno di freddo che ha rallentato la vegetazione. Il caldo si alternava al freddo, lasciando le piante e gli uomini interdetti, è primavera o è ancora l’inverno che non c’è stato? A Luglio la molto attesa estate non è arrivata, si potrebbe chiamare Lugliembre. sempre molto umido, le poche giornate di tregua dai violenti scrosci sono servite a governare la vigna nuova: piantare i paletti lungo il filare e zappare via l’erba che sembrava divorare le barbatelle ancora indifese. Velocemente bisognava anche passare con latte e zolfo, la mattina presto il 501, e ad inizio agosto, la valeriana. A Valgiano è tornato Alex Podolinsky. Ha scrutato l’orizzonte dal terrazzo, ed è partito carico di energia, per tre mesi in giro per l’Europa impegnato in conferenze con agricoltori attenti. Quando è tornato, era un po’ stanco ma soddisfatto. Ha detto the best farmers are in Italy! Per questo possiamo dire viva l’Italia!

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Primavera inoltrata, Valgiano 16 Magggio

A Marzo sono tornata in Cina; i primi giorni a HK. Mi piaciuta di più la metropoli questa volta, ero attratta dal suo caos ordinato.  Valgiano era affiancata assieme ad altri due produttori uno da Barbaresco, l’altro dall’Irpinia. È stato bello lavorare con loro pilotati dallo staff del nostro distributore. La seconda tappa era Chengdu , una “piccola” ( 14 milioni) città a Sud Ovest. Stavolta c’era solamente Valgiano per un pubblico molto giovane. Avevano creato un evento”vip” e mi sembrava di stare sul set di un film su Liberace tra lo show, le macchine lussuose, la tavola imbandita, le giacche di velluto dei partecipanti intarsiate di gemme e brillanti. Molte fotografie. In tanti mi hanno chiesto di fare la foto con loro “before I become red”. Si dice che i Cinesi non abbiano l’enzima per digerire l’alcool, e questo gli provoca un rossore sulle guancia, che , effettivamente avevo notato verificarsi durante gli eventi precedenti. Si mangia molto bene a Chengdu, il cibo è’ più piccante, ed è famoso il hot pot,  uno stufato che rispecchia in pieno l’abitudine cinese di mescolare fra loro ingredienti diversi che vengono cotti insieme in una grande pentola posto su un fuoco al centro del tavolo in cui ribolle acqua con olio ed un mix di spezie piccanti.  Purtroppo non ho avuto l’occasione di mangiare il loro piatto tradizionale, ma, i vini erano stati abbinati molto bene con altre squisitezze, che tutti apprezzavano. Man mano che la serata avanzava, cercavo guance rosse ma non vedevo visi paonazzi nemmeno tra gli apprezzatori più entusiasti. Il set era a questo punto, più ambientato ad un play di Li Yu. Conclusione:  bevi sano, bevi Valgiano, e non diventi rosso!Marzo, la primavera , la terra si risveglia, il 21 a scadere del solstizio, il Tenuta di Valgiano 2011 , passato il primo inverno in bottiglia, quindi chiuso, introverso, come magicamente  si apre, e si esprime, forte e gustoso.Inizio Aprile, Vinitaly: Valgiano doppiamente presente (stand più postazione ViViT): una fiera concentrata, dove si è sentito come sta andando il mondo, l’atmosfera era seria, attiva, nervosa, confusionaria , combattiva, alle volte anche allegra e soddisfacente.Potrebbe sembrare una meta frivola, ma da Verona, sono andata a Calcutta, a presentare diverse annate di Valgiano nella cornice del “Taj Mahal wine event”. Il primo posto che ho visitato nella City of Joy, è stato il tempio della Dea Khali dove ho assistito al sacrificio di una capretta che quotidianamente viene sgozzata in onore della dea nel cortile interno. Mi sono subito sentita risucchiata dai molteplici simbolismi di questa divinità e,  tra il bene ed il male, la paura, la repulsione, la passione, la sofferenza,  è prevalsa una forza unica ed inspiegabile, comunque positiva.

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26 Febbraio 2014. Lo Scasso dei Cesari ripiantato e altre vigne adulte di Forci.

La penultima settimana di dicembre abbiamo piantato  3 ettari di vigna, dove un tempo c’era lo “Scasso dei Cesari” . Questo impianto era stato fatto negli anni 50 da trenta famiglie che impiegarono il sistema dello ” scasso imperiale” . Consisteva nel scavare una buca di 1 metro, piantarci la barbatella, e ricoprirla di terra. Dal Cesari abbiamo fatto con Marco Moroni la selezione massale per ripiantare sangiovese, canaiolo, ciliegiolo e vermentino. Dopodiché abbiamo sradicato la vecchia vigna, (nel 2010)  piantato del grano e sovescio per riequilibrare e riabilitare la terra. Per un paio di anni, dal Gentil rosso e dal Verna abbiamo fatto una farina fragrante e profumata che abbiamo utilizzato per fare la pasta e il pane. Ci mancherà!  L’ altra novità , è Forci. Si chiamano Cancello, Orto, Santucci, Viani e Concetta, le cinque vigne che da inizio anno stiamo riabilitando dopo più di un anno di abbandono. Certi tralci che sembrano liane; duri e aggrovigliati, rendono la potatura e stralciatura lunga e faticosa. C’ è da sistemare i fossi che non accolgono le acque così la vigna in certi punti sembra una risaia. E se a Valgiano son Palistorti, a Forci son Palirotti, dato che son duecento i pali da sostituire! Per il resto, questa collina è come un angolo di paradiso, un paesaggio incontaminato, dolce e riposante con boschi e praterie, uliveti e qualche piccola vigna . L’esposizione è da manuale così come il terreno,  a tratti argilloso e calcareo. E la mattina, si inizia a lavorare presto poiché non c’è la guazza.

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Valgiano, 28 Novembre 2013. Passage to China

Per vedere e sentire la baia di Hong Kong sono salita fino al Peak.
Ci si arriva in macchina ma il tram a cremagliera è d’uopo; si arrampica su per la collina sempre più ripida, entrando nella vegetazione tropicale. Da qui, finalmente si respira un pò di aria. Il vento caldo soffia dalla gigantesca metropoli sottostante, brulicante di attività, tra grattacieli, navi, elicotteri, sopraelevate caotiche ma ordinate.Bye bye HK dopo 3 giorni di fiera al quinto piano della Intenational Wine and Spirits fair, dove l’Italia era collocata assieme alla Francia.L’affluenza di  distributori, bevitori e curiosi è stata molta, dalla Cina, Taiwan, e India.Shangai: il primo giorno era domenica, cosi, sono penetrata in un mercato dove, zig zagando tra motorini elettrici a doppio senso di marcia si è aggrediti dall’ odore pungente del tofu fermentato; mi sono limitata a prendere un tè che mi ha scaldata (la temperatura è invernale qui, rispetto al clima mite di HK) in un tempio servito con dumplings e dolciumi.Più tardi al Muay Thai a fare Thai boxing, e, in serata, un massaggio fantastico praticato da un cieco mi ha risanata.Ero quindi pronta per la settimana di lavoro programmata dallo staff di Sarment che distribuisce i vini di Valgiano tra HK e Cina.L’agenda era fittissima di appuntamenti e a Shangai come a Beijing, per il momento, i canali di vendita del vino, sono tutti “premium”. Staremo a vedere se i sommeliers del Four Seasons, Ritz-Carlton e Marriott, o Park Hyatt sceglieranno di inserire Valgiano nelle loro carte dei vini, dove il lavoro da fare sarebbe tanto! Ad ogni modo l’interesse c’era e ho incontrato persone preparate,  aperte e curiose con cui ho interagito, mangiato bevuto e passato dei bei momenti. E’ ancora presto per dire che il viaggio è stato un successo, ma sento di aver ben seminato là dove il terreno era stato preparato con cura e maestranza…!

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Ottobre

com’è andata la vendemmia 2013?ancora presto per dire; meglio mantenere un pò di cautela  nell’esprimere un parere completo…Vendemmia faticosa, proprio, per alcuni aspetti (pioggia?) simile alla 2010. Nonostante ciò, siamo riusciti a portare tanta uva  bella in cantina. Meno bene è toccata ai vitigni tardivi, come ad  esempio, il Sangiovese, ma solo nelle vigne più basse, che ha  sofferto dalle avverse condizioni climatiche; mentre i più precoci si sono espressi bene in frutto e maturazione. La vite è comunque sana e si è difesa bene in un annata estrema come questa. Inziata  il 5 Settembre con una squadra molto al femminile. Le ragazze, dopo la scelta delle uve che si effettua su 3 nastri di cernita, pestano i chicci e danno nome al tino che pigiano:eccoli in ordine cronologico di raccolta:Tini di fermentazione aperti, troncoconici in rovere5 settembre: L’anonimo Valgianiano6 settembre: Sancho10 settembre: Misstress11 settembre: Riino12 settembre: Domani tocca a Ilaria12 settembre: Xena12 settembre: No Zatlan Maggies12 settembre: Marianna cane13 settembre: Suca suca party13 settembre: L’allegro chirurgo13 settembre: Trenta per tre14 settembre: Corrado ha il Glado14 settembre: Le 3 Porcelline14 settembre: Fragole e champagne14 settembre: Saturday night fever17 settembre: Lilho e..17 settembre: Stich17 settembre: Fa’ buon brodo20 settembre: Samarcanda20 settembre: Ebollizione20 settembre: The fucking tino21 settembre: Fratelli Berna24 settembre: Special pelato24 settembre: Aspertini24 settembre: Petrarca24 settembre: Stoccolma24 settembre: Stai colma24 settembre: Lavinia25 settembre: Django25 settembre: Pablicito25 settembre: Leopardi25 settembre: Non guidare devi bere26 settembre: Sbarbina26 settembre: Pestosterone26 settembre: Cesare27 settembre: Grande Lebowsky27 settembre: La picatura de la ueva27 settembre: FCN: frega cazzo niente27 settembre: Pigverio28 settembre: Vent’unghie28 settembre: Lerici28 settembre: Elio28 settembre: Oliver28 settembre: Lacan2 ottobre: Il marchese3 ottobre: Ottobre rosso3 ottobre: Schizzo3 ottobre: Old lady4 Ottobre: festa di fine Vendemmia, dopodiché, è iniziato a piovere e non smette più…

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21 Giugno

L’estate finalmente è arrivata. Sembra ieri che ancora avevamo le coperte ma le viti sentono il calore, i tralci cominciano già ad indurire ingiallendo fino a diventare legno, capace di superare l’inverno e pieno di sostanze preziose per l’anno prossimo.

Giro per le vigne odoranti di zolfo in cerca del primo acino rosso, lo scout che apre la pista, poi arrivano tutti gli altri in massa.

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28 Maggio

Mentre aspettiamo che maturi nelle botti, saluto tutte le sere un pettirosso che viene davanti a casa, e anche una merla, ma lei viene la mattina presto, a mangiare le briciole… è una furba quella lì!

tratto dall’articolo di Laura Collobiano per

Pietre Colorate – Primavera 2013

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Maggio

Pausa di arresto nella corsa primaverile per temporale! La primavera si è fatta aspettare ma quando è arrivata, con 15 giorni di ritardo, ha presto recuperato il tempo perduto. La velocità di crescita dei germogli e dell’erba era constatabile a occhio nudo! Si sentiva perfino a orecchio. Scacchiare, falciare, distribuire il primo 501, pioggia, primo trattamento con solo latte, trattori che si rompono, quad che si rompe, falciatrice che si rompe, secondo 501, pioggia, secondo trattamento con solo latte, scacchiare, falciare, trattori che si rompono, quad che si rompe, trincia che si rompe, pioggia, terzo trattamento con latte e zolfo, scacchiare, falciare, terzo 501… e via cosììiì…

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5 febbraio

Quanti millemetri di pioggia son piovuti durante il mese di Dicembre? e quello di Gennaio?
Sulla nostra colline 240 + 217 (piovosità totale= 457 = mezzo metro).
E quanti smotttamenti di quà e di là? Parecchi. A due km a sud da noi è stata chiusa una strada importante perché è franata nel torrente a valle; sulla collina di fronte a noi è venuto giù metà piazzale sul poggio… allertati comune/provincia/consorzio di dovere, la risposta che scomodamente rimabalza è:..non ci sono soldi…
Per lo meno, la nostra terra è sana, è robusta, è mantenuta , è …viva!
Allora, beviamoci su! magari un bel bicchiere di Palistorti

diario

Valgiano Japan Cina, 12-20 Novembre 2012

Il viaggio per Tokyo è lungo; ma poi l’aereoporto di Narita è tutto facile e nel giro di un paio di ore sono in albergo; sono le 2 del pomeriggio e devo tirare avanti fino a sera per evitare che il fuso orario mi tenga sveglia di quà dall’equatore. Passo il pomeriggio a passeggio nel quartiere (Idabashi), dove ci sono un mucchio di negozi carini tra incensi, cartoline decorate a mano, pennelli, centinaia di ristorantini ma da nessuna parte si può avere un tè… tanti caffè di tutti i tipi, europei, americani ecc…
Finalmente verso sera trovo una tea room, e mi piazzo a sorseggiare un bel tè verde che sà di alghe e cipresso, troppo buono!

L’indomani sono freschissima dato che son risuscita a dormire quasi 12 ore e mi raggiungono Giovanna Piasentin e Yoshiyuki Kawazu con cui lavoro da una decina di anni quasi, andiamo a mangiarci un bel riso nel quartiere cinese, poi a trovare clienti, affiancati dal responsabile vendite del mio importatore, lui si chiama Kondo, e per me ha organizzato assieme a Giovanna e Yoshi 3 giorni fitti fitti di appuntamenti.
Quella sera poi siamo al ristorante Perbacco, che è pieno, e lo Chef ha abbinato un assaggio per ogni vino; e i vini erano 10, comprese vecchie annate di “Giallo dei Muri”, la 2001, che ho trovato in splendida forma, quasi un Montrachet (modestamente)… , e poi un risotto cucinato con una specie di Topinambour, dove bisognava aggiuncerci l’olio di Valgiano..finita la cena, i presenti mi hanno chiesto di firmare le bottiglie, così ho cominciato a disegnare stelle, gocce, nuvole, montagne, cuori sulle bottiglie, e poi anche sul vetro del ristorante!! Kondo ha preso ordini …Giovanna ha tradotto la mia presentazione… si, ero “lost in translation”…

Che serata stupenda… ci voglio ritornare, presto!!

Il giorno dopo, 13 Novembre, c’è stata la degustazione; i francesi erano radunati in una paio di sale dell’albergo, mentre Italiani, Australiani, Georgiani, Spagnoli, e Austriaci eravamo dislocati in un altro edificio mal indicato e assai freddo, c’erano poche distrazioni, perlomeno… Insomma di gente non ne è venuta tanta, ma, almeno era buona; io ero sempre affiancata da Kondo, Giovanna e Yoshi, quindi molto ben rappresentata. Tra gli altri, ho conosciuto una giornalista con cui mi sono intrattenuta per un bel pò, che stà scrivendo un libro sui “vini Naturali”, ho incominciato col dirle che doveva cambiare titolo… meno male che era una tipa aperta…
L’indomani, Giovanna, Yoshi ed io, siamo partiti per Osaka 2 ore di treno bellissimo e velocissimo percorso di 500km, a metà tragitto, ho visto il monte Fuji nella sua immensità, sembra proprio un vulcano, è imponente, e la punta era innevata, ha qualcosa di decisamente magnetico.

All’arrivo c’era Kondo a prenderci; con lui a visitare clienti fino a sera, per poi terminare all’Enoteca Barbera, che si trova nella zona “frivola” di Osaka, un minuscolo locale dove lo chef prepara piatti deliziosi abbinati ai vini scelti dal sommellier, il mitico Mori.
Il locale è pieno, l’atmosfera come sempre in Giappone, all’inizio è leggermente tesa, formale, seria, poi si scalda gradualmente e tutti gli inchini iniziali si trasformano in abbracci e scambi più calorosi.
Anche qui i vini riscuotono successo, non bastano le casse portate da Kondo, ce ne vorrà dell’altro… Le firme, disegni e illustrazioni delle bottiglie e del muro, vanno avanti per un bel pò, finché non fà più il pennarello.

L’indomani dopo un paio di visite, andiamo a Kobe; Kondo ci porta dal suo presidente che ci offre una meravogliosa colazione in una stupenda scatola di bambu. Poi mi accompagnano all’aliscafo che attraversa la baia di Kobe con dietro la catena montagnosa Rocco (tante montagne appuntite e verdi) in mezz’ora arriva all’aeroporto di Osaka, (e non sò che musica stessi ascoltando, forse un pezzo di Wojciech Rajski, mi sembrava di essere in un film) che è una gran bella struttura disegnata da Renzo Piano, ha dato il meglio di sè; siamo nella pancia di una gigantesca balena, con dei mobiles simil Calder sospesi al soffitto; come al solito è tutto pulitissimo e anche qui le assi del gabinetto sono scaldate!

In serata arrivo a Shangai, l’impatto per chi arriva in quest’immensa metropoli, è notevole, e per chi ci arriva dal Giappone è quasi uno shock culturale…

L’indomani, il 16 Novembre vado alle 9 a presentare l’azienda allo staff del mio nuovo importatore, Sarment. C’è una bell’energia, la gente è giovane, sveglia e curiosa… poi alle 10.30 inizia la degustazione la stessa di Tokyo; Renaissance des Appellations, stavolta siamo tutti riuniti in un grande albergo, 58 produttori di vini biodinamici, da tutto il mondo. Tanta gente è venuta a questo tasting, la sala è piena e al mio tavolo c’è Ze che uno dei Somelilier della Sarment, sembra davvero bravo e, direi che lo conoscono in tanti. I Cinesi a Shangai sembrano assai diretti, non ci sono tante formalità, e la giornata vola… L’indomani vado a pranzo con il mio importatore e, verso sera vado all’aereoporto per partire per Melbourne, dove non arrivo mai perché mi mancava il visto… così rientro in città, torno alla casa dei miei amici francesi dove ero ospite, e ci resto ancora un paio di giorni, stavolta, senza correre, riesco a visitare un minimo la città i mercatini, bere del Tenuta e studiare le loro usanze…

Il 20 rientro e son ben contenta, dopo un viaggio durante il quale si è molto concentrati… arrivo a Valgiano, e li sulla scrivania, tra gli altri, 2 ordini: uno dal Giappone, l’altro da Shangai..

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2 ottobre 2012

Oggi sono apparse le prime cinque foglie ROSSE su di un

tralcio nello Scasso di Cima.

E’ autunno oramai. L’aria si è rinfrescata,

le pioggie sono più frequenti

Ma si dorme meglio perché l’uva è stata tutta raccolta.

Le ultime

casse le abbiamo portate ai nastri Martedi 25 Settembre. Tutto è iniziato il 21 Agosto. La vendemmia è partita torrida per finire medio fresca. E’stata un annata di raccolta non eccessiva; le varietà precoci hanno sofferto di più per la siccità, e le rese sono state inferiori, ma non ci sono stati appassimenti, e le altre più tardive, tra cui il Sangiovese,

hanno reso bene… ora che è quasi tutto oramai vino, tiriamo un sospiro, e aspettiamo…

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29 settembre 2012 Pia Pera

Io l’olio ho provato a farlo da sola, con i miei olivi, però ne ho pochi, una cinquantina, e quando vado al frantoio, tutto inutile:

ottengo solo il frutto di un baratto, olive in cambio di olio, olio spremuto da cosa capita, e c’è solo da sperare che nemmeno gli altri della zona irrorino di prodotti chimici. Nessuna certezza, però. E allora tanto vale comprarlo, si fa prima e costa meno. L’oliveto però lo tengo, perché c’è ormai e perché è bello, ma le olive le lascio cogliere a certi miei amici che le fanno spremere insieme alle loro, e vengono a raccogliersele da me. Per loro, ne vale la pena.

E l’olio? Preso atto dell’evidente sconfitta del mio progettino di autosufficienza, vado a prenderlo da Laura a Valgiano. In questo modo sono sicura che sia buono, e non avvelenato, e anzi, addirittura biodinamico. Perché lì c’è tanta terra, e a lavorarla sono in tanti, tutte persone che del vivere in armonia con la campagna e tra loro hanno fatto una filosofia di vita.

È un mondo a sé, Valgiano, dove c’è proprio tutto: il bosco, l’orto, la vigna, i polli, i limoni, i maiali, i preparati biodinamici con il corno letame, le api e gli amici, i bambini e i cani, la tata e il gatto, i contadini, l’enologo, il giardiniere e il giardino, la serra, le mura a barbacane, la villa, la cantina, la biblioteca e il biliardo, e un paesaggio infinito a vista d’occhio. Ho elencato così come viene, da dove si comincia non ha importanza. Perché ogni cosa è ugualmente necessaria.

Ecco la lezione: non si può fare nel piccolo, da soli. Io mi ero illusa, nel mio poderetto, di vivere in modo ecologico, invece sono sicura che, a misurarla, la mia impronta ecologica sarebbe profonda e incisiva da far paura. Più che se vivessi in un monolocale davanti alla COOP.

Anche le vigne invecchiano. Espiantato lo scasso dei Cesari, adesso, mentre la terra riprende fiato, fanno pure il grano, così sono sicuri che sia di semente buona e macinato di fresco, non come certe farine che arrivano chissà da dove, tenute ad ammuffire in container, e poi di vivo ci rimane ben poco, e di tossico troppo.

Le dimensioni contano. Certe cose nel piccolo, per conto proprio, non riescono. C’è un modo solo per non affaticarsi più di quanto sia ragionevole e non sprecare risorse ed energie: fare in modo che ogni cosa rientri in qualcosa di più grande, in una rete di rapporti, che è poi la rete della vita. È stata per secoli la saggezza dell’azienda agricola, della casa di campagna. Adesso è l’idea fondante della permacoltura: misura di terra grande abbastanza e varia da contenere un microcosmo pulito.

Pia Pera 29 settembre 2012

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Giugno 2012

Ci abitueremo mai a questa alternanza di piogge torrenziali
seguite da caldo siccitoso?
Per fortuna le viti sembrano fatte apposta, per più di 40 giorni hanno continuato a crescere con l’umidità accumulata dall’humus.

Adesso la parte fogliare è splendida, verde brillante
senza un accenno di sofferenza.

 

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Maggio 2012

Quando abbiamo deciso di aprirci un po’ di più alle visite non immaginavamo questo!

Un pellegrinaggio, ristoratori, enoteche, appassionati.

Da una parte è gratificante ma il rischio è che ci si perda in chiacchere e si lavori meno.

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Aprile 2012

Che effetto ritrovarsi dopo un inverno alpino

freddo e secco in una primavera tropicale.

Le piante crescono, i funghi imperversano

e noi corriamo.